I-COUNTRY II-JAZZ III-POP IV-ROCK V-Melodica Italiana

V - Melodica italiana
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1 - Dalla Romanza allo Swing


In Europa, dopo l'onda romantica dalle idee astratte e irreali del XIX secolo, ci si avviò alla cultura del 'Realismo', ma che in Italia si manifestò nella più cruda epressione di 'Verismo', dove si faceva più attenzione ai fatti e alle vicende quotidiane, facendo emergere i temi della gente comune.
In Italia, in mancanza di una unificazione politica e linguistica, c'era una grande differenza culturale, specialmente per le condizioni sociali nel mezzogiorno d'Italia. Mentre nel popolo la musica si manifestava con canti di lavoro e fatica, nell' ambito nobiliare e borghese acculturato, ci si agiava con le Arie di Opere. La Romanza da salotto fu un modo di far musica a modico prezzo, come l'aristocratico Concerto di casa. Studiare il pianoforte, il violino, il canto era abituale per i giovani di buona famiglia.
Per questo mondo agiato, i compositori ( Francesco Paolo Tosti, Luigi Denza, Ruggero Leoncavallo, Mario Pasquale Costa, Martino Stanislao Luigi Castaldon, Augusto Rotoli, . . .), agevolati nel guadagno dalla nuova legge sui diritti d'autore, si riversarono a migliaia nella composizione delle 'Romanze'.  Gli autori delle Romanze da salotto semplificavano le melodie in modo che non mettessero in soggezione le risorse dei cantanti dilettanti, ma allo stesso tempo desse una sensazione di vocalità  raffinata per tenori e soprano, mezzosoprani e baritono. Il gioco incoraggiava il dilettantismo e gli editori divulgavano trascrizioni musicali per canto e pianoforte, ma anche per mandolino e violino. I testi letterari, colti, una sorte di Ars Amatoria, fungevano da messaggi e contromessaggi d'amore. Narravano l'iter di una passione amorosa dalla A alla zeta: Dichiarazione, Corteggiamento, Serenata, Mattinata, Profferte amorose.
Tale grande mole di produzione musicale invase tutta l'Europa, specialmente la Francia, e questa musica, e l'atmosfera di felice e gaia energia che la circondava, venne chiamata "Belle èpoque".

La Belle èpoque
Aprile Mattinata Ideale Vieni sul Mar
Come le Rose Musica Proibita Luna Marinara Tu che m'hai preso il Cuor
Serenata Celeste A Vucchella Malia Non ti scordar di me


Dalla fine dell'Impero Romano, non c'era stata più pace in Europa. Millequattrocento anni di conflitti grandi e piccoli erano stati intervallati da brevi anni di pace. Ora invece, dopo la guerra Franco-Prussiana, nel 1871, le nazioni non fecero più ricorso alle armi, almeno qui nel continente. Nel periodo dal 1870 al 1914 ci furono quarant'anni importanti per l'arte, la scienza e lo sviluppo della società. Ci si era ingenuamente convinti di aver imparato dagli errori passati, ma col naufragio del Titanic e lo scoppio della prima guerra mondiale ci si ritrovò nella più cruda realtà umana, e quest'epoca d'oro sbiadì nei ricordi.

La Belle èpoque è stata un' epoca di importanti invenzioni e sviluppo tecnologico: Le prime automobile, il fischio dei treni, il cinema, l'illuminazione elettrica, la radio, il vaccino per la tubercolosi, i raggi X, il primo aereo, la costruzione della Torre Eiffel per l'esposizione universale. Un'epoca di ottimismo, di grandi conquiste in tutti gli ambiti del sapere, di invenzioni rivoluzionarie e rapidi cambiamenti. Furono le basi del mondo contemporaneo, della civiltà industriale e urbanizzata del Novecento.

Fu in Francia che la musica trovò ambiente adatto per uscire dai teatri e dai salotti per divulgarsi nei Cabaret come il "Folies Bèrgeres" o il "Moulin Rouge", dove riecheggiava il Can-Can. E gli artisti si incontravano attorno ai locali di Montmartre.
Ma l'ebbrezza della Belle Époque era accessibile solo ai nuovi signori del capitalismo rampante che costruivano le proprie grandi fortune, mentre i molti, chiusi nelle fabbriche anche quattordici ore al giorno, cominciavano a conoscere parole nuove come lotta, rivoluzione, diritti, socialismo.
La guerra del '15-'18 interruppe la velleità borghese e furono canti di guerra e conquiste.

 

Il Divismo
Scettico Blues La Spagnola Creola Vipera
Lucciole Vagabonde Balocchi e Profumi Abat-Jour La Signora di Trent'Anni fa
Addio Signora Signorinella Come Pioveva Addio Tabarin


La guerra del '15-'18 interruppe la velleità  borghese e furono canti di guerra e conquiste: 'Tripoli bel suol d'amore' e 'Piave'.
Nonostante l'asprezza dei tempi c'era la determinazione a dimenticare, c'era l'intenzione di riassumere tutto il dramma e la gioia della vita in una storia d'amore consumata tra le pareti vellutate del locale notturno. Nei 'Tabarin' nei 'Café Chantant' furono macchiettisti e fini dicitori che espressero l'atteggiamento dannunziano del coraggio, dell'amore tempestoso, delle passioni, del vitalismo. La nuova borghesia senza blasoni, irrequieta e vogliosa di vivere, guardava al disopra del proprio ceto e delle proprie reali possibilità . Questi nuovi ricchi trasformavano in spettacolo di massa il Tabarin.
L'immagine sognata della donna era ricca di mistero e di tragedia, di voluttà  e di peccato; così si creò il divismo attorno a cantanti come Gino Franzi e Anna Fougez. Di fronte a un tale pubblico l'attore del Tabarin era costretto a uscire dagli schemi, a inventare cose nuove, a fare di se stesso un personaggio d'urto, a interpretare, aldilà  d'ogni copione, quelle che erano le caratteristiche del suo pubblico.
Gino Franzi e Anna Fougez furono protagonisti di questo periodo complesso della musica italiana. Intanto il contrasto fra quanto ostentavano sulla scena e la loro vita privata:
Gino Franzi col bicchiere di Champagne in mano, elegante nel suo frac blu notte, porgeva le canzoni sentimentali e romantiche, dalla frase melodica ampia e suadente, accompagnandosi con gesti ampi e lenti del braccio. Oppure, con ritmo appena accennato, le fioriture delicate e sensuali, evocava le notti perdute dei Viveurs, le donne ammaliatrici, l'amore aggressivo e violento.
In realtà  era astemio, e nonostante il successo gli concedesse ingenti guadagni, sperperava il denaro in donazioni a amici e parenti, o si faceva truffare da antiquari poco scrupolosi.
Benché all'auge del successo costituisse anche sentimentalmente con Anna Fougez la coppia più famosa del teatro italiano, finì in miseria, e dopo la guerra sposò Nada Mery, una sua appassionata ammiratrice dei tempi brillanti, che rincontrò dopo tanto tempo.

Anche la Soubrette Anna Fougez era immischiata nella doppia faccia del varietà . Il mondo di lustrini, di luci colorate, di pennacchi e di frac, lo spumeggiare delle coppe di Champagne, le favolose mance elargite ai camerieri, l'ovattato splendore rosso e oro dei separés costituivano soltanto la facciata dei Tabarin. Dietro tutto ciò, non c'era soltanto la faticosa esistenza delle soubrettine che mai avrebbero raggiunto la fama e che, appena sfiorite, sarebbero finite 'come le lucciole' ad ammiccare ai clienti fuori la porta del locale; c'era pure la accorta parsimonia dei proprietari dei locali: gente assai lontana, per mentalità , dai leggendari e munifici impresari del Tabarin Francese.

Se da un lato c'era il mondo fantastico e ricco del dannunzianesimo, dall'altro c'era il Pascoli che rievocava una realtà  fatta di cose e persone modeste: pareva che la poesia-racconto, la canzone-racconto potessero essere dedicate a una raffigurazione della vita in tono minore, all'altra faccia dell'esistenza comune, così diversa dai sogni di grandezza diffusi in quegli anni.
Uno degli interpreti più famosi della canzone-racconto fu Armando Gill, l'autore di "come pioveva ", una vera e propria novella in versi, un bozzetto sentimentale nel quale non manca nessuno degli elementi tipici della malinconia dell'epoca: la pioggia, la sera, il ricordo del passato, un amore buttato via che all'improvviso ricompare, la stretta di mano nell'intimità  della carrozza e la consapevolezza che l'incontro altro non può se non ravvivare l'amarezza del tempo perduto. Questa è intima aderenza a una realtà  sotterranea, segreta, tenuta nascosta dalla febbre di vita dei Tabarin e dal dannunzianesimo.
Le canzoni impostate su questi temi ebbero tanta fortuna, perché facevano da contrasto alla moda più chiassosa.
Armando Gill, da Napoli alla conquista dell'Italia settentrionale, incontrò soltanto amarezza e decadenza finché la Seconda Guerra Mondiale non lo zittì come tutti gli altri.
Le notti brave dei ricchi, sfrondate del loro alone misterioso e fiabesco, sono l'illusione maturata a spese di qualche povera donna appoggiata ai lampioni, e testimonia la vacuità , la banalità  dei miti creati attorno alle luci del Tabarin. 

 

Il Tango
La Cumparsita Il Tango delle Capinere Scrivimi Tango della Gelosia
Violino Tzigano Perdonami Tango del Mare Profumo di donna


Fu il Tango, nei primi decenni del novecento europeo, il segno della vita moderna e della moderna morale. Ci furono Tanghi più o meno famosi, ma dipese dalla ballabilità  della musica, non dal valore dei concetti esposti nei versi. Nei balli è il disegno melodico e le parole che determinano il carattere principale della canzone. Nel Tango è la danza che prevale.
Nell'America latina, il connubio tra il tamburo africano degli schiavi negri e il Tango Andaluso, fu musica di origine spontanea elaborata poi da musicisti 'colti'. Nacque il Tango.
Il protagonista che esegue le figure complesse e sensuali del Tango Argentino è il 'Compadrito', una specie di teppista urbano che veste colori sgargianti, fuma come un maledetto, regge le sbornie, sa maneggiare il coltello e vive alle spalle di qualche donna (o finge il tutto). Il Compadrito rassomiglia dannatamente a un personaggio che nella stessa epoca s'affaccia in Europa e diventa macchietta, protagonista di spettacolo, simbolo vivente delle tendenze scapestrate della moda: il Gigolot.
Il successo europeo del Tango Argentino fu dovuto al fanatismo che pervase l'Europa, percorsa da una ventata del 'gusto del proibito', nonostante le resistenze accademiche di danza e il parere del Vaticano.
Nel 1921, il film 'I quattro cavalieri dell'Apocalisse' di Rex Ingram, conteneva una scena in cui Rodolfo Valentino e Alice terry ballavano il Tango 'La Cumparsita'. Fu un'esplosione di entusiasmo che mantenne vivo il Tango per decenni.

 

La Radio
Silenzioso Slow Quando la Radio Canta Dal Microfono al tuo Cuore Quando Ascolto la Radio


Le canzoni italiane erano di origine "colta", costruite a tavolino da musicisti e parolieri, quasi mai spontanee.
In passato "farle imparare" spettava ai cantanti del Tabarin, ma pochi potevano permettersi di trascorrere la serata bevendo Champagne. Né i primi dischi potevano arrivare a tutti gli strati della società : il prezzo del grammofono non era certo dei più accessibili. Fu la radio che provocò una vera e propria rivoluzione. In pochissimo tempo divulgò canzoni ovunque. Contribuì una spinta psicologica: possedere una radio, intendersi di radio, captare segnali e suoni dallo spazio significava, per le fantasie di allora, impadronirsi di un segreto, partecipare a un miracolo; e in più prestigio e qualificazione per chi la possedeva, per cui la si ostentava invitando amici, e gli ascoltatori si moltiplicavano all'infinito.
Vittorio Belleli, il primo cantante radiofonico, fu quanto di più improvvisato. Intanto prima nei locali si usava talvolta il Megafono di latta. Quando il Maestro Cinico Angelini, alla sala Gay, una balera di Torino, lo sentì cantare, fece che tecnici dell'EIAR apprestassero strumenti di registrazione nella sala, e le trasmissioni cominciarono. Subito compositori improvvisati, con paginette di quaderno piene di versi, andavano e venivano tra il Maestro Angelini dell'EIAR e la sala Gay, dove il cantante in poche ore imparava e cantava.
Finalmente venne costruito il microfono che il cantante usò per la prima volta all'Odeon di Milano nel 1933.

 

Lo Swing Body and Soul Love for Sale Time on my Hands


La generazione dei cantanti-dicitori viene travolta da un nuovo genere di canzoni che viene dall'America. E' una canzone fortemente ritmata, o meglio "sincopata", scorrevole e brillante, che ha successo per la sua capacità  di comunicare agli ascoltatori un bisogno di muoversi, di danzare. Le belle frasi di un tempo lasciano il posto a versi brevi, in cui prevalgono i valori ritmici.
Il Maestro Vittorio Mascheroni inondò l'Italia di allegra, scanzonata, facile e brillante musica sincopata.
Altri Italiani d'ingegno si dedicarono alla produzione di musica sincopata: Giovanni D'Anzi nel 1926 con 'Charlestomania', Eldo Di Lazzaro nel 1927 con 'Piccinina'.

Erano tempi in cui i testi delle canzoni avevano spesso un sottinteso, un'allusione politico-socio-culturale, cosa che creò problemi agli autori. La musica americana invece dilagava nelle piste da ballo che sorgevano dappertutto, nei circoli rionali, nei caffè, negli atri degli alberghi, negli stabilimenti balneari, ovunque ci fosse spazio disponibile e pavimentazione adatta: veglie danzanti, Tè danzanti, a Sanremo c'erano pure gli aperitivi danzanti dalle undici a mezzogiorno.

Papaveri e Papere Bombolo
Casetta in Canadà
Fiorin Fiorello
Stramilano
Piccinina
Aprite le finestre al nuovo sole


Però, l'atteggiamento autarchico nel campo del costume, della cultura e del divertimento da parte del regime italiano degli anni '30, considerò il mondo Jazz in arrivo, come degenerato, negroide e capitalistico. Ne è esempio l'azione dimostrativa contro la sede Fonit di Milano, accusata di importare e vendere dischi americani.
Poiché i cantanti di musica leggera seguono i gusti spontanei del pubblico, il Regime cerca di innestare, nella musica leggera, l'opera lirica, prodotto nazionale per eccellenza. Squilla l'appello ai tenori: A essi viene affidato il compito di risanare il gusto italiano dell'esotismo. Tito Schipa, Beniamino Gigli, Tito Gobbi, Giuseppe Lugo e tutti i massimi rappresentanti dell'opera lirica aderiscono all'appello. Comincia, per loro, una nuova popolarità .
Nel 1937, Tito Schipa rese celebre la canzone 'Vivere', come squillante grido di felicità . Tuttavia, rileggendo i versi della composizione di Bixio, ci si accorge che è una felicità  quanto meno un po' strana; più ebbra che serena:

- Goder la vita e far tacere il cuore.

- Vivere senza rimpianti
senza mai conoscere cos'è l'amore

- Finalmente torna la realtà
e la commedia dell'amore
in una farsa trasformata sarà .

Come dire: per essere felici smettiamola di essere innamorati e di pensare agli altri.


Se vuoi goder la Vita Vivere
Voglio vivere così
La mia Canzone al Vento
Mamma
Malinconia d' amor
Io non posso cantare alla Luna


Gli anni '35 '39 sono considerati, almeno per i ceti medi, come 'tempi felici', i tempi del benessere che consisteva nella possibilità  offerta a gran parte della piccola borghesia di comprare una radio o un grammofono o una cucina economica o una motocicletta e di ostentare questo bene come simbolo di prestigio, come attestato di felicità  raggiunta.
E' di questo periodo la 'battaglia del grano', quando per diminuire l'importazione del grano si bonificò e si fruttò ogni acro del terreno nazionale nella produzione del grano. Per questo nelle canzoni, tante allusioni alla vita agreste.
Il benessere riguardava la classe impiegatizia, non certo gli operai e i contadini, e si poteva godere a fondo solo dimenticando il prezzo che era costato e che continuava a costare: il beneficio di pochi a scapito di altri; e i pochi avevano sogni di grandezza: L'impero coloniale, supremazia dell'Italia in politica internazionale. Insomma era difficile capire dove finisse l'illusione e dove cominciasse la realtà . 'Vivere' inaugurò la felicità  di cui non era il caso parlare.

E' in questo contesto che vengono messi in evidenza ogni aspetto dei propri caratteri particolari contro il cosmopolitismo dei paesi 'nemici'; l'Italia ufficiale ripropose con irruenza la 'canzone all'italiana', coinvolgendo in essa, per conferirle il massimo prestigio, i più illustri artisti dell'opera. In pratica, si intendeva la musica leggera, come una derivazione, una divulgazione dell'opera lirica (ma non riuscirono a imbrigliare la canzone napoletana).
L'opera lirica, prodotto culturale dei ceti più illuminati e nobili, che promossero il risorgimento costruendo l'Italia 'una e indipendente', venne imposta come 'tipico prodotto nazionale'. In effetti, la musica operistica di cultura borghese fu la sola manifestazione artistica dell'Italia 'colta'. L'imitazione 'più semplice', 'più immediata', 'più divertente' fu l'operetta, smembrata a sua volta in tante canzoni diremmo 'di consumo': le Romanze. Ed ecco scendere, dai palcoscenici, solenni i tenori 'verso il popolo'. Durò pochi anni, ma cambiarono l'Italia e l'Europa; fu la guerra. 

Inno a Roma
Divina patria
Faccetta Nera
Il canto degli Arditi
Vincere
Inno    Brigate Nere

I giovani dovettero ricorrere a sottili sotterfugi, per continuare a reperire i pochi dischi americani che riuscivano a giungere in Italia e che tenevano vivo un desiderio di libertà . Così accanto alla melodia imperante (Giovinezza!), appaiono le prime canzoni definite 'ritmo moderato' o 'ritmo allegro', affidate a cantanti come Ernesto Bonino e Alberto Rabagliati, dallo stile nuovo e moderno arrangiato dal Maestro Gorni Kramer.

Sono innamorato
Conosci mia cugina
A Zonzo
Il Giovanotto matto
Solo per te Lucia
Portami tante Rose
Bambina innamorata
Non dimenticar le mie parole

 

 

2 - I protagonisti della musica leggera italiana

Maestro Pippo Barzizza
Tango del Mare
Piccole Stelle
Sogni d' Or
Non ho più il vestito a fiori blu
Quel motivetto che mi piace tanto
Cade la neve


Il Maestro Pippo Barzizza è stato uno dei più applauditi direttori d'orchestra italiani. Ha lanciato cantanti e si è imposto come compositore per un lungo periodo. Inoltre è stato il primo arrangiatore di musica italiano.
Ha iniziato la sua attività  di musicista suonando il violino. Ma successivamente, Barzizza, ha voluto conoscere un po' tutti gli strumenti, il pianoforte, la fisarmonica, la famiglia dei sassofoni, e anche la batteria.
Compose moltissime canzoni negli stili più disparati: 'Sera' bellissima pagina fin troppo ardita per il suo tempo e melodicamente perfetta; 'Paquito Lindo' Tango, commento musicale di film. Solo sul finire della carriera intensificò la composizione di colonne sonore.
All'inizio di carriera violinistica, ebbe spesso l'incarico di estrarre dai dischi, spesso gracchianti, le partiture per i vari strumenti; bisognava ascoltare e tradurre il suono coo in cui nessuno si staccava dai 'clichés' tradizionali, gli diedero una notevole spinta e gli consentirono di diventare uno fra i più bravi 'arrangiatori' italiani: non aveva o quasi concorrenti.
Gli esami per entrare nella sua orchestra facevano tremare le gambe ai più esperti. Era indispensabile conoscere perfettamente la musica: orecchianti consentiti erano solo i batteristi e i cantanti; questi ultimi, però, erano costretti a lunghissime ore con lo studio dell'interpretazione, dei 'respiri', delle 'legature', della perfetta aderenza alle matematiche leggi musicali, ne l'assoluto rispetto della fonetica e della dizione. Nei ranghi della sua orchestra, però, militavano voci che, dopo severissimi collaudi ai quali egli le sottoponeva, non avevano più nulla da temere per i futuri cimenti.
Per coloro che vogliono dedicarsi al difficile ruolo di orchestratori e arrangiatori, scrisse un trattato per facilitare il loro arduo compito. Il libro di Barzizza, ancor oggi, resta vivo ed è presente nella biblioteca di tutti coloro che, in Italia, si sono dedicati all'arrangiamento di un brano. Gli esempi e gli schemi basilari sono portati con tale chiarezza e semplicità , che non vi è la possibilità  di interpretarli erroneamente. La conoscenza diretta dei vari strumenti ha permesso all'autore del testo una approfondita e perfetta esemplificazione del miglior uso da fare delle varie voci che compongono l'orchestra.
Riascoltati oggi, i dischi di Barzizza, denunciano l'evidente tentativo di seguire l'evoluzione delle più note orchestre americane; cosa lodevole in sé, ma che lo ha costretto più volte a mutare stile e concezione, danneggiando l'affermazione della propria personalità .
Il momento di maggior gloria, nell'attività  di Peppe Barzizza, fu quello torinese, che ebbe il suo culmine nel periodo precedente il conflitto mondiale, dal 1938 al 1942.
Ritiratosi a Sanremo, lontano dalle battaglie tra discografici ed editori, continuò la sua attività  nell'ambito della canzone, insegnando musica a giovanissimi allievi.

Maestro Angelini
Il Maestro improvvisa
Paese Blu
Mambo Italiano
Ancora (N. Pizzi)
Ma che musica Maestro
Eternamente


Vero nome Angelo Cinico,  con la sua orchestra ha regalato al pubblico della canzone italiana ritornelli da cantare, parole da ricordare, momenti da non cancellare. Quasi trent'anni della nostra musica leggera hanno visto tra i protagonisti assoluti questo maestro e la sua orchestra.

I primi fenomeni di acceso fanatismo per artisti non appartenenti al mondo della lirica si sono verificati parallelamente all'aumentare della popolarità  di Angelini e dei cantanti che, in tanti anni di carriera, ha saputo lanciare. Angelini capì quale e quanta importanza avessero le voci, se inserite abilmente nell'impasto strumentale dell'orchestra.

Teniamo presente che il nostro protagonista si affacciò alla ribalta in un periodo in cui la canzone italiana era appena allo stato artigianale, ma era riuscito ad ottenere con la sua orchestra una particolare qualità  di suono, che la distinguesse dalle formazioni concorrenti. I brani trasmessi, anche non cantati, erano riconoscibili al primo ascolto; magari esecuzioni discutibili, comunque sempre personalissime e inconfondibili. Il segreto di questa "ricetta magica" è quel tanto di impalpabile, di irreale, che accompagna l'ascesa di quasi tutti i fenomeni. Un musicista direbbe, da tecnico, che non trova una spiegazione logica; un profano direbbe che Angelini era così popolare perché presenta canzoni facili, sempre ben cantate, talvolta anche belle. In verità  Angelini non ha mai dimenticato di "lavorare" unicamente per il proprio pubblico, sordo ai suggerimenti e alle ammirazioni di colleghi e musicisti. Tuttavia, era proprio infischiandosi dei colleghi e delle loro sentenze che egli costruiva la sua notorietà , centrando sempre il bersaglio del successo popolare, al contrario di quanto capitava ai suoi moltissimi antagonisti.

Torino era allora la capitale italiana della danza, con numerosissime "sale da ballo", dove si svolgevano ogni giorno, trattenimenti pomeridiani e serali con un pubblico sempre strabocchevole: studenti, sartine, sfaccendati, Viveurs, signore in vena di evasione, mariti in cerca di avventure; c'era un cocktail di varia umanità  in cerca di svago, oltre ad un buon numero di veri appassionati del ballo.
Una delle sale che l'élite torinese frequentava per sfuggire alla noia, era la "sala Gay", dove 'agiva' l'orchestra Angelini, che aveva un vero e proprio cantante: Vittorio Belleli. La Radio scelse la 'sala Gay' per i suoi collegamenti esterni e le trasmissioni ebbero tale successo che l'orchestra Angelini fu chiamata ad esibirsi regolarmente anche negli auditori.

Avendo girato, quale violinista, mezzo mondo, Angelini conosceva i gusti della gente e non gli fu difficile assecondarli in pieno. Intuì che la canzone, diventando ballabile, avrebbe avuto un grande avvenire: le parole avrebbero dato il loro galeotto contributo agli idillio nascenti, avrebbero sostituito il timido balbettamento di una frase galante, sarebbero diventate complici in tanti balli 'guancia a guancia'.

Nei concorsi 'voci nuove' dell' EIAR, molti cantanti ebbero modo di salire alla ribalta dello spettacolo musicale legando i loro nomi alle semplici note di un motivetto, al testo un p' ingenuo di un ritornello; restando nei ricordi di chi li ascolta in un momento particolare. Modesti, puntuali, educati, attenti, i cantanti trasmettevano 'in diretta' nelle ore di massimo ascolto per un'invisibile platea sempre più numerosa, più esigente.

Dopo la guerra, fino al 1960, ci fu il Boom di cantanti e vendita di dischi e Angelini era il re della canzone italiana. Fu all'avanzare di correnti musicali d'oltremanica e d'oltreoceano, allo sbocciare dei primi contestatori sul piano musicale, al dilagante fenomeno del cantautorismo, allo sconcertante fiorire e sfiorire di nomi e di mode, alla necessità  di essere più 'personaggi' che 'artisti', che Angelini si ritirò in buon ordine, a notorietà  intatta.
       

TRIO LESCANO
Tulipan
Ciribiribin
Pippo non lo sa
Maramao perché sei morto
Il Pinguino innamorato
Camminando sotto la pioggia


Il tempo delle canzoni 'alla maniera del Trio Lescano' è finito con l'avventodei nuovi 'miti canori'. Resta la nostalgia di note briose, di uno stile allegro e spigliato, quanto più gonfi di preoccupazioni universali era i tempi. Canzoni gentili, di sapore romantico o agreste, tuffate in ritmi svelti e sereni: canzoni tali da strappare il sorriso.
Bisogna ricordare l'atmosfera nella quale esso si esibiva, per apprezzarne ancora oggi le canzoni. Sarebbe ingeneroso pretendere di dare un giudizio sulla bravura del Trio Lescano e sulle canzoni del suo repertorio, giudicando soltanto dal punto di vista estetico.
Con la radio, le esigenze dei radio ascoltatori si erano educate alle mode musicali anche straniere. E delle novità  straniere, l'Italia aveva già  assimilato lo Swing, ossia quella specie di Jazz molto edulcorato, privo dell'aggressività  e genuinità  della musica spontanea negra, ma che svolse una funzione innovatrice riguardo alla musica da ballo e allo stile delle canzoni. L'originaria vigoria, bruta e insieme dolcissima, del Jazz negro, già  mitigata e resa meno inquitante dallo Swing, divenne leziosa, cinguettante, sofisticata, grazie all'avvento di Trii femminili: dalle Boswell Sisters, alle Peters Sisters, alle Andrew Sisters. Da qui venne in mente di reclutare per la radio italiana le tre sorelle olandesi che si chiamavano Leschan e indurle a cantare assieme: loro, che volevano fare le ballerine!
Una spolveratina di educazione italica e melodrammatica alla scala; infine una buona dose di lezioni dal 'mago' della canzone italiana che fu il Maestro Prato. Questi gli ingredienti del Trio Lescano. 'Tulipan', cavallo di battaglia del Trio, permise alle tre sorelle di esibirsi in preziosi ricami ritmici, che facevano venire la pelle d'oca ai tradizionalisti, ma mandavano in sollucchero i giovani.
'Maramao perché sei morto': filastrocca-scioglilingua, difficile da cantare anche per un toscano, figurarsi le tre sorelle olandesi, che mai riuscirono a impadronirsi perfettamente della lingua italiana. Ma divertivano le civettuole storpiature linguistiche, in un'epoca in cui gli accenti stranieri erano banditi.

 

Natalino Otto
Solo me ne vo
La Fidanzata
La classe degli asini
Polvere di stelle
Biribimbo Biribambo
Da te era bello restar


Natale Cadognotto, detto Natalino Otto, per un decennio è stato la voce moderna della canzoni italiana. La sua vivace canzone 'sincopata' e il senso del linguaggio jazzistico, l'aveva imparato esibendosi sulle navi da crociera e in america. Lo Swing superficiale che anima le sue canzoni, quell'ingenuo impegno di 'sincopare', rappresentò per molti una piacevole novità  in un banale paesaggio di un'Italia profondamente provinciale percorsa da ansie inappagate di novità , e dominata ancora dalla melodia pseudo-italiana.
Nataliano Otto ha recitato con onestà  e coerenza la sua parte nel futile e spregiudicato mondo della musica leggera.
Un 'foglio d'ordine', nel 1926, stabiliva che gli italiani dovevano cantare in italiano, ma per un ambiguo equilibrio internazionale, la musica leggera 'moderna' riusciva a trovare un suo posto, anche se questo tipo di musica on era ben visto dalle autorità .
Nel 1927, Gorni Kramer e Natalino Otto debuttarono insieme a Viareggio per il pubblico dei bagnanti con un repertorio in buona parte di gusto americano.
Fu con la guerra d'Africa che il Re e Imperatore, oltre che il Duce e fondatore dell'Impero, portarono la gioventù del Littorio a specchiarsi nei valori eterni della stirpe, nella memoria di Roma, nelle forze vive della Nazione, e non ci fu più posto per ambiguità  musicali.
'Polvere di stelle' fu ribattezzata 'Cosmo'.
'Mister Paganini' . . . 'Maestro Paganini'.
'Saint Louis Blues' . . . 'La tristezza di San Luigi'

 

Odoardo Spadaro
Fiorenze (O. Spadaro)
Il cappello di paglia
Qualche filo Bianco
Il Valzer della povera gente
Ninna Nanna delle Mamme
Ninna Nanna dell'Arno


Odoardo Spadaro fu l'unico Chansonnier del teatro italiano.
Chansonnier non vuol dire né cantante né attore né dicitore, ma indica una mescolanza geniale di tutte queste virtù, aggiungendone altre inconfondibili: la ricchezza della fantasia, l'immediatezza delle battute, la capacità  di improvvisare sul palcoscenico, di passare da una canzone a una barzelletta a un gioco di prestigio a un'imitazione.
Nell'ampio repertorio di canzoni dedicate alla sua città  natale, Firenze, Lo Chansonnier mostra un'eleganza un po' insolente, non aliena da una nostalgia sempre repressa dall'ironia, che sono diventati un po' lpa sigla dello spirito fiorentino nel mondo.
Spadare nacque nel 1893 a Firenze, e salì presto sui palcoscenici invece di avviarsi alla professione di avvocato. Per questo andò incontro alle mille difficoltà  che la vita di artista gli procurava. Dovette emigrare in francia, prima a Marsiglia, dopo a Parigi dove conobbe il successo. Al 'Moulin Rouge' recitò a fianco a Mistinguette e a Gabin, ma non fu lì che divenne lo chansonnier che conosciamo, ancora non aveva un suo repertorio. Fu quando dopo il successo si mise da solo e seguì gli emigranti italiani verso le americhe. A Buenos Aires faceva avanspettacoloprima della proiezione, e ogni settimana cambiava repertorio cje creava da sé. Alla Partenza per il ritorno in Italia, una ragazzina, figlia di emigranti, gli domandò: 'Signor Spadaro, davvero lei è di Firenze?' - 'Sì' - 'Allora la porti un bacione a Firenze'. Sulla nave Spadaro compose la canzone che la ragazzina gli aveva suggerito.
Si avvicinava la guerra e tante cose erano cambiate in Europa. Il Moulin Rouge ora era un cinema. Reclutò dodici ragazze della famosa 'Troupe blue-Bells' e si esibì in Italia e in Francia alle Folies Bergères: ma l'epoca della spensieratezza era finita. Spentisi i riflettori della Parigi notturna, si accesero quelli, saettanti nelle notti infuocate, dell'artiglieria contraerea.

 

Maestro Gorni Kramer
Sopra le onde
Concertino
Carovana negra
Crapa pelada
Domenica è sempre domenica
I Pattinatori (Kramer Fisarmonica)


A nove anni suonava la fisarmonica nel complesso del padre Francesco Gorni, che gli fu maestro severo, ma anche lo zio Cesare Rossi del Liceo musicale di Mantova lo istruì in Armonia e Contrappunto. A sedici anni eseguiva 'a solo' di contrabbasso nell'orchestra del teatro regio di Parma. Ma era la fisarmonica, il Jazz e le canzoni il suo futuro. Il padre gli affidò un secondo complesso, con la disperazione degli orchestrali, perché il giovane maestro pensava più a giocare che a 'lavorare', e quando l'imberbe, ma già  esperto fisarmonicista, si lanciava in imprevedibili e virtuosistiche improvvisazioni, facevano fatica improba a seguirlo.
Kramer componeva brani per virtuosismi alla sua fisarmonica, faceva arrangiatore per la Curci e compose canzoni per la Sugar. Aveva rapporti con i grandi editori della Galleria del Corso di Milano, Ma quando i discografici si impadroniranno del mercato musicale, negli anni '50, Kramer non si farà  condizionare e fonda una sua casa editrice. Negli anni Cinquanta sarà  uno dei protagonisti del 'Boom' della commedia musicale.
Lo hanno accompagnato nella sua esperienza musicale Natalino Otto, il Quartetto cetra, i commediografi 'Garinei e Giovannini'. Visse il passaggio dal Teatro di Rivista, alla Rivista-Commedia Brillante, Alla commedia Musicale, nella decade più felice del nostro teatro musicale leggero. E arrivò nel '54 la Televisione, dove partecipò in tutti i programmi musicali ed è diventato un personaggio televisivo. Ma la sua musica divenne veramente popolare con il Quiz canoro 'il Musichiere', prima importante produzione musicale RAI di Via Teulada, nuovo centro appena inaugurato.

 

Alberto Rabagliati
Baciami piccina
Bambina innamorata
Sposi
Ma l'amore no
Dammi una rosa rossa
Tu musica divina


Da sconosciuto a erede di Rodolfo Valentino: La favola moderna di Alberto Rabagliati comincia così, improvvisamente, da un concorso cinematografico, che fa di uno studente poco più che diciottenne un divo della celluloide. Ma i tempi sono cambiati e in America non attira più l'Appeal Latin Lover di Valentino. La crisi del '29 e il New Deal, il nuovo corso per la democrazia e la dignità  umana, lo lasciano solo ed emarginato dal mondo dello spettacolo.
Nel 1931-'33, l'Italia, a differenza dell'America, attraversava un periodo apparentemente felice. Una specie di romanticismo languoroso riemergeva nella piccola borghesia nazionale. Nel cinema, nei fotoromanzi Rabagliati interpretò l'innamorato che scambiava sguardi impossibili, sognando felicità  senza fine. Dopo l'America, ora in Italia mandava in deliquio: il sorriso era sempre lo stesso, bello anche se poco convinto, pulito e schietto anche se non conquistatore. Un sorriso da 'guarda cosa s'ha da fare per vivere'.
Finché, 'Maître de plaisir' all'Excelsior di Venezia, Ingaggiò l'orchestra Lecuona, e una sera per scherzo si mise a cantare lui stesso. Ebbe un buon successo, e continuò a cantare. Con i Lecuona, che incontrò ancora a Parigi, girò il mondo vestito da Cubano. In Italia, nella RAI, la sua voce, troppo esotica, troppo strana, non era permessa. Solo La casa discografica Cetra gli lasciò incidere sei facciate di dischi. E stavolta fu veramente il successo, il trionfo.
Alberto Rabagliati, con i suoi esotismi, con la sua musica sincopata, diventò divo sul serio negli anni più crudi della storia italiana, quando la guerra era scoppiata. Fu un divo straordinario: la Radio dopo averlo respinto, gli offrì un intero programma intitolato al suo nome: 'Quando canta Rabagliati'.

 

Luciano Taioli
Terra straniera
Addio sogni di gloria
Violino tzigano
Angeli negri
Tutte le mamme
Torna al tuo paesello


Partito nella vita con un handicap fisico molto duro, quando ha scoperto il dono della voce, non ci ha fatto più caso. Cantare era la sola cosa facile della sua infanzia; un'evasione, un uscir da quel mondo povero e faticoso; così, cantando, scoperse di 'possedere una voce'.
La sua forza fu di essere estremamente umile, di accettare consigli da tutti, di cercare di capire la radice di quel particolare canto che deve dare senso e vigore a una canzone. Così, la voce c'era, nitida, chiara, limpida, capace di arrivare senza sforzo al 'La', perciò seguendo i consigli, cercò di interpretarle le canzoni più che cantarle.
La musica lo ha accompagnato per un lungo viaggio durato molti anni. Con essa ha vissuto la sua vera vita, come una liberazione da se stesso, come un impulso che lo ha portato a misurarsi con contanti moderni, con il vantaggio che, essendo un cantante completo nelle canzoni 'spiegate' (voce, canto, estensione vocale, passione, interpretazione), poté affrontare le canzoni moderne con quanto di strano e di arduo è in esse.
Tajoli, da viaggiatore instancabile, ha saputo portare le sue note nostalgiche tra gli emigranti Italiani di tutto il mondo, 'visitando' con tenerezza la loro nostalgia, e accogliendo ovunque applausi: in Australia, in Canada, nell'America Latina; in Giappone è particolarmente apprezzato e molte locandine finemente affrescate lo hanno fatto conoscere ai Giapponesi.
Il suo Handicap fu un valico che non gli fece percorrere la via della televisione, benché partecipando a Sanremo ha lasciato ricordi ancora vivi: 'Sole, pioggia e vento'.

 

Nilla Pizzi
Grazie dei fior
Vola colomba
Tango delle rose
Tornerai
L'Edera
Tango della gelosia


Tante illusioni, tanti sogni, e poi la realtà . Fuggiva di casa par andare a ballare, la realtà  erano le botte di papà  al ritorno. Sognava di cantare ascoltando la radio, la realtà  era che lavorava in una fabbrica. La cugina la illuse che con la sua bella voce poteva cantare belle canzoni, ma il maestro da cui andarono per esaminare la voce fu chiaro: "non c'è niente da fare". Stufa, cominciò a insistere: possibile che tutto le andasse sempre contro? e difatti, infine, venne presa in considerazione e a un concorso canoro risultò prima. Ma a casa non poteva rivelare il trionfo. Pure il Maestro Angelini che ora la istruiva, esitava ad aprirle la strada. Così si mise a protestare alla radio che voleva cantare. "Ma questa vuole proprio cantare?", si sbigottì Angelini. "Pare di sì" risposero. Per questo Nilla pizzi si trasferì a Roma, dove fece tre anni di tirocinio alla RAI: Solfeggio, Lezioni, Scale, Arpeggi, Gorgheggi. Alla RAI mise a posto la voce, le note, il fraseggio, la dizione. Così alla vigilia di Sanremo, fu pronta per imparare la prima canzone: 'Grazie dei fior'. Nilla piacque subito, divenne subito famosa perché possiede una abilità  unica nel dare risalto alla parola, nel rendere il valore ironico e appassionato insieme di ogni canzone. Glielo insegnò Angelini che un cantante può durare nel tempo se ha da dire, da trasmettere qualcosa al pubblico. Però questo qualcosa lo deve naturalmente sentire ed elaborare profondamente il cantante stesso. Se dentro c'è il vuoto, non si stabilisce nessun contatto con il pubblico. E Nilla aveva un mondo tutto suo da far conoscere, pieno d'amore, di affetti generosi e di sogni che consentono di sperare, di avere persino fiducia nella gente.

 

Quartetto Cetra
Aveva un bavero
I ricordi della sera
Però mi vuole bene
In un palco della Scala
Juanita Banana
Il Visconte di Castelfombrone


Enrico Gentile, Giovanni Giacobetti, Iacomo Iacomelli, ed Enrico De angelis dall'iniziale dei loro nomi formarono la sigla E.G.I.E., e con questa sigla si fecero conoscere nel mondo dello spettacolo e della rivista, come quartetto vocalista.
Grandi consumatori di dischi americani, nel 1940, prepararono due pezzi in quello stile, ma quando si presentarono alla radio per un'audizione si accorsero che avevano bisogno di un repertorio tutto italiano. Conoscevano, nell'ambito musicale, Virgilio Savona, un giovane palermitano che studiava a Roma al Santa Cecilia, il quale li aiutò assegnando le parti vocali, facendo gli arrangiamenti e scrivendo qualche canzoncina per il complesso. L'impatto con la radio non fu felice; nel rimpasto Virgilio Savona prese il posto di Iacomelli, e cominciarono a esibirsi in spettacoli da Nord a Sud dell'Italia. Cantavano L'arca di Noè, Il Visconte di Castelfombrone, Pattuglie Gaie, Rane nello Stagno, Ruote di carro, . . .
La sigla E.G.I.E. non reggeva con i nuovi nomi, così la cambiarono in CETRA. Il gruppo non era ancora affiatato, Gentile faceva spesso serate 'a solo', Savona insegnava in una scuola di canto, dove conobbe Lucia Mannucci sua futura moglie. Anche la guerra contribuì a disgregare il Quartetto Cetra; più volte parteciparono agli spettacoli ricreativi per le Forze Armate, con formazioni provvisorie del gruppo vocale.
L'ultimo scambio fu alla fine delle peripezie della guerra, dopo aver scambiato tante volte i partecipanti al gruppo, quando Enrico De Angelis, sposatosi, decise di cambiare attività  e lasciare i vecchi amici. Il suo posto fu preso da Lucia Mannucci, e dall'Ottobre del '47, al teatro delle Arti a Roma, rimase la formazione definitiva conosciuta per decenni: Lucia Mannucci, Virgilio Savona, Giovanni Giacobetti e Felice Chiusano.
Il Quartetto Cetra partecipò a riviste e commedie musicali da un lato e varietà  televisivi dall'altro, ha perfezionato una formula molto gustosa di interpretazione delle canzoni, che è poi una versione moderna in chiave uomristica dell'antica 'Sceneggiata'.
Con le tournée estere furono conosciuti in tutto il mondo, e in Italia erano inseriti regolarmente negli spettacolo televisivi a fianco dei più grandi presentatori, cantanti e attori, che nel tempo si sono succeduti fino alla fine degli anni '80.

 

Claudio Villa
Serenata celeste
Un amore così grande
Vecchia Roma
Luna rossa
Arrivederci Roma
Non pensare a me


Claudio Villa è un tenore. E' la qualità  della sua voce, prima che il cantante di canzoni, che dà  un tratto tipico alla sua personalità  sia artistica che umana, oltre che un carattere caparbio e ostinato. Studiando musica, mirava a Carlo Buti, e all'opera lirica, non all'esotismo rilisciato e un poco lezioso del Rabagliati. Quando occupò il posto di Carlo Buti, aveva un timbro più chiaro, più brillante, e di falsetti, sgomitolati come stelle filanti in parabole ascendenti e discendenti, era ancor più prodigo del suo predecessore.
Nel dopoguerra, con l'occupazione delle truppe anglo-americane, la dilatazione delle borgate, la criminalità , il problema del pane, c'era un senso di ingenua e provinciale nostalgia per certe forme di vita di altri tempi. Si presentiva che ci si stava accomiatando dal mondo dell'economia agricola per addentrarci nel mondo delle industrie e della civiltà  di massa. Era l'America che, insieme alla farina, ci forniva canzoni e ritmi di danza, ma l'Italia melodrammatica aveva Villa che, imperterrito e controcorrente, cantava 'Casetta di trastevere' e 'Serenata celeste', o addirittura 'Borgo antico', melodramma per l'estrema periferia con i ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. Erano canzoni che rappresentavano una primordiale, ma profetica elegia sugli sconci urbanistici dei nostri giorni, sui centri storici intasati di automobili, sugli alberi sterminati, sulle campagne spopolate, sui vecchi paesi di collina destinato all'abbandono e allo sgretolamento. Villa cantava queste canzoni con il fraseggio imperioso dei tenori, con le consonanti martellate dei cantanti romani di tutti i tempi e con l'accento mordente e insolente degli stornellatori che dà  sempre l'impressione che il protagonista maschile sia 'un duro', anche quando la protervia della protagonista femminile lo mandava curvo come un salice piangente: 'Vecchia Roma' e 'Luna rossa' furono l'elegia delle elegie su un modo di vivere, di sentire e di fare l'amore che andava a catafascio. La sua voce soave e timbrata, carezzevole e vibrante, aveva una commossa sincerità  non sempre trovata nel repertorio successivo.

Domenico Modugno
La donna riccia
Vecchio Frack
Ciao, ciao Bambina
Meraviglioso
La lontananza
Tu sì na cosa grande


E' nato a Poliognano a Mare (Bari). Fin da piccolo acquisì dal padre la passione per la musica. Imparò a suonare la chitarra e la fisarmonica e a 15 anni compose la sua prima canzone.
Insofferente alla vita paesana a 19 anni andò a lavorare a Torino e poi a Roma, dove partecipò al concorso per attori al Centro Sperimentale di Cinematografia, e, vinta la borsa di studio di recitazione, sarà questa l'impronta che resterà viva per tutta la sua vita.
Negli anni '50 si dedica alla recitazione e in un film de '52, dove interpreta un soldato siciliano che canta una 'Ninna Nanna' a una bambina. Da qui nasce la leggenda del "Modugno siciliano".

Partecipando a concorsi musicali alla radio, "Trampolino" e "Radioclub", impose la sua qualità di attore nella recitazione delle canzoni e della loro poetica. Questa sarà l'impronta sua da ora in avanti nella musica italiana. Lui non 'cantava' le canzoni, le recitava, le interpretava, con la sua prestanza e interpretazione scenica. Il suo grido elettrizzante - 'Volare!' - romperà tutti gli schemi musicali fino ad allora - 'grazie dei fior' o 'il campanaro della valsugana'- ed inizia un nuovo sentire per la musica, inizia una nuova era.
'Nel Blu dipinto di Blu' arrivò con una carica di urto e di estro, come un irrimediabile spartiacque fra un prima e un dopo.

Nessuno ha scritto tante belle canzoni che rimarranno per decenni, nessuno è completo come lui quale cantautore, showman, attore. E' il padre della canzone italiana moderna. Ha messo in musica la vera poesia, la musica del verso.
Grande come artista e come uomo, è il caposcuola dei cantautori, un interprete in grado di dare i brividi. La sua Musica è un brivido di Bellezza senza più nazionalità. Il suo "Ciao, Ciao Bambina" è un'espressione conosciuta ovunque, da Tokyo a New York.

Nella musica mostrò una gioia, una vitalità, una genialità da laico, quasi da pagano dionisiaco.

 


3 - Canzone napoletana

La canzone classica napoletana è sì musica popolare di Napoli, ma è, meglio, il repertorio che va dagli inizi dell'Ottocento all'immediato secondo dopoguerra, e rappresenta uno dei punti d'eccellenza della canzone italiana, divenuti nel corso degli anni simbolo dell'Italia musicale nel mondo. I brani del periodo sono stati interpretati nel corso del tempo da numerosi interpreti di fama mondiale i quali hanno contribuito alla diffusione della musica napoletana.
Nonostante sia una musica popolare (musica pop), quindi di tradizione orale, appartiene eccezionalmente alla popular music (Pop music).
I due elementi che aiutarono la propagazione ed il successo dell'attività  musicale furono sia la nascita, intorno ai primi dell'Ottocento di negozi musicali e di case editrici musicali, di brani antichi; sia i cosiddetti "posteggiatori", ossia musici vagabondi che suonavano le canzoni o in luoghi al chiuso o davanti alle stazioni della posta o lungo le vie della città , talvolta spacciando anche le "copielle", fogli contenenti testi e spartiti dei brani parzialmente modificati.
Fra la seconda metà  dell'Ottocento e la prima metà  del Novecento, la canzone fu arricchita di elementi caratterizzanti, nei suoi temi, di decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intellettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti si cimentano nella composizione di numerose canzoni ponendo le basi per la nascita della canzone classica napoletana, pietra miliare della canzone italiana ed uno dei repertori più conosciuti all'estero.
Nel secondo dopoguerra, invece, Renato Carosone mescola ai ritmi della tarantella le melodie e gli strumenti tipici del jazz, contribuendo così ancor di più all'esportazione in America della canzone napoletana, ma la stagione del repertorio classico è finita.

Oggi, Bruno Venturini rilegge in chiave lirica i più famosi brani del repertorio classico della canzone napoletana, dando vita ad una significativa opera antologica, nella continuità  del bel canto italiano nel mondo, che ha avuto nel grande tenore Enrico Caruso la sua massima espressione vocale.


Core 'ngrato Maria Marì Passione Regginella
O sole mio Chisto è u paese do sole Piscatore 'e posillapo Anema e core
Cicerenella Fenesta ca lucive Guaglione I' te vurria vasà
Lacreme napuletane Luna rossa O Marinarello O surdato nnammurato
Santa Lucia Torna a surriento Marechiare Silenzio ncantatore
Canzone marinarersca Come facette mammate Dicitincello vuje Na voce, na chitarra
e un poch' 'e luna
Funiculì funiculà Mare verde Maruzzella Fenesta vascia
indifferentemente A tazza 'e caffè Te voglio bene Tu ca nun chiagne

 


4 - Sanremo


 Nel 1950 la canzone Italiana, era snobbata, e poco capita dalla maggioranza del popolo, che parlava solo il dialetto, e non capiva i testi di alcuni brani. La canzone Italiana era però la preferita, anche se per qualche tempo gli Italiani si rivolsero a generi musicali di altre nazioni. Erano gi anni delle canzoni Francesi, Edith Piaf con "La vie en rose" divenne la beniamina degli ascoltatori raffinati e colti, ai quali tutto non si riduceva nell'apprendere una strofa, o in un ritornello. I ritmi latino-americani ebbero nel nostro paese una grande notorietà , ricordiamo "Besame Mucho".

Danze stravaganti ed esotiche, tipo la "Rumba" la "Samba" erano in voga, ma non riuscirono a mettere da parte la canzone melodica Italiana. Era il periodo della concupiscente, prorompente, Rita Hayworth, con la sua "Amado mio" nel film dove interpretò Gilda.

Quando nacque l'idea del festival della canzone Italiana, la città  di Sanremo era ancora mal ridotta, con tanti problemi da affrontare e risolvere. il Teatro comunale era andato distrutto dai bombardamenti, la guerra era finita da poco, però c'era la volontà  di uscire dall'impedimento guerresco. La città  era intenzionata di riprendersi il suo ruolo principale nel campo turistico e floricolo.

In quegli anni protagonista era solo la radio, e le canzoni diffuse divennero il simbolo della nostra società .

Si racconta che il festival sia nato quasi casualmente, nell'indifferenza, generale. Fu il pubblico invece a decretarne il grande successo.

Grazie all'interessamento di alcuni personaggi, del gestore della Casa da Gioco, Pier Busseti, e del Maestro Razzi della Rai, nacque il -Festival di Sanremo- e fu la Radio a diffondere, la sera del lunedì del 29 gennaio 51, le prime note del festival nella case Italiane, trasmissione in diretta da uno dei locali più eleganti, il salone delle feste del casinò. Il presentatore Nunzio Filogamo così annunciò il suo saluto, che divenne proverbiale, dicendo; "Cari Amici, vicini e lontani...".

"Orchestra della canzone" diretta dal maestro Cinico Angelini. Le 20 canzoni che giunsero in gara, e proposte al pubblico della casa da Gioco, furono interpretate da Nilla Pizzi, Achille Togliani e del Duo Fasano.

10 Canzoni in gara la prima sera, ed il pubblico presente attraverso una votazione. scelse le 5 per la finale. La terza serata sempre il pubblico scelse,tra le dieci canzoni finaliste, le tre canzoni vincenti.

Vinse con la canzone "Grazie dei fior" Nilla Pizzi. Il suo disco ebbe un grande successo,  infatti ebbe un fatturato di 36000 copie.

La canzone vincitrice del primo festival, diventò popolare, e ancora oggi fa parte della storia della musica leggera. Grazie alla diffusione della Radio.


VIDEO
CANZONI del FESTIVAL di SANREMO      
 Hit Parade di  altre Canzoni  dell' Anno    
1951 Grazie dei fior La luna si veste d'argento Serenata a nessuno      
  Malafemmena Prigioniero di un sogno Ciliegi rosa bellezze in bicicletta arrivano i nostri Lola
1952 Vola colomba Papaveri
e papere
Una donna prega      
  Les feuilles mortes C'est si bon Jezebel T'ho voluto bene Vecchia America Maria Cristina
1953 Viale d'autunno Campanaro Vecchio scarpone      
  Bayon de Anna Theme from Limelight Merci beaucoup Charmaine Moulin rouge
Un bacio ancor
Papà  pacifico
1954 Tutte le mamme Canzone
da due soldi
E la barca
tornò sola
Aveva un bavero Sotto l'ombrello Mogliettina
  Te voglio bene Vaya con Dios Amico tango Marietta Monta In Gondola Mulher rendeira Oh mein Papà
1955 Buongiorno tristezza Il torrente Canto
nella valle
L'ombra Ci ciu ci (cantava un usignol) Incantatella
  Scapricciatello Arrivederci Roma La Pansè La luna nel Rio La Donna Riccia Eufemia
1956 Aprite le finestre Amami se vuoi La vita
è un paradiso
di bugie
Musetto La colpa fu Nota per nota
  Questo amore splendido Mambo italiano Io, Mammeta e tu Giuvanne ca chitarra Musetto Piccerella
1957 Corde della mia chitarra Usignolo Scusami La casetta in Canada Il pericolo numero uno Un filo di speranza
  Chella llà Tu Vuò Fa' L'Americano Que sera sera La più bella del mondo Torero A sunnambula
1958 Nel blu dipinto
di blu
L'edera Amare un altro Giuro
d'amarti così
Timida serenata Fragole e cappellini
  Come prima Magic Moments Piccolissima serenata Tipitipitipso Che bambola Tuppe-Tuppe Mariscià
1959 Piove Io sono il vento Conoscerti Tua Nessuno Una marcia in Fa
  Arrivederci Passion Flower Il tuo bacio e come un rock Guarda che luna Julia Gli zingari
1960 Romantica Libero Quando vien la sera Il mare E' mezzanotte E' vero
  Il Cielo in una stanza Il Nostro concerto Nessuno al Mondo Marina Personalità Oh! Carol
  Impazzivo per te Uno a te uno a me Lettera a Pinocchio Tintarella di luna Il barattolo Notte di luna calante
  Due note Coriandoli Eri piccola così Una Zebra a pois Folle banderuola Cha Cha Cha Della Segretaria
1961 Al di là 24000 baci Il mare nel cassetto Io amo tu ami Le Mille Bolle Blu Come sinfonia
  Nata per me Il Mondo di Suzie Wong Legata A Un Granello Di Sabbia La ballata della tromba Pepito Non Esiste L'amor
  Bambina bambina Il Pullover Non arrossire Senza fine La Novia Cercami
  Come nasce un amore Tra le piume di una rondine Brigitte Bardot Il Capello Prendi una matita La Ballata del Cerutti Gino
1962 Addio, addio Tango italiano Gondolì gondolà Lui Andava A Cavallo Quando quando quando inventiamo la vita
  Pregherò Ogni Giorno stai lontana da me Speedy Gonzales Cuando Calienta el Sol Si è spento il sole
  Let's twist again St. Tropez twist Renato Guarda come dondolo Selene Con le pinne fucile ed occhiali
  Stasera Pago Io tango del mare Sei rimasta sola La Ragazza col maglione Stringimi forte i polsi Sedici anni
1963 Uno per tutte amour mon amour my love Giovane giovane Non costa niente Occhi neri e cielo blu Tu venisti dal mare
  Cuore Quelli della mia età Come Te Non C'e' Nessuno Se mi vuoi lasciare Il Tangaccio La terza luna
  I Tuoi capricci BACI La partita di pallone Io che amo solo te Sapore di sale Chariot
  Quelli della mia età Non finirò d'amarti Alla mia età Amore fermati Se le cose stanno così Roberta
  I Watussi Abbronzatissima Stessa spiaggia Il ballo del mattone Fatti mandare dalla mamma Sabato triste
  Grazie, Prego, Scusi Ho chiuso le finestre Non andare col tamburo Le rose sono rosse Il re dei pagliacci Un soldino
1964 Non ho l'età Una lacrima sul viso Che me ne importa a me Ogni volta Per Un Bacio Piccolissimo Quando vedrai la mia ragazza
  In ginocchio da te Cin Cin La mia festa Il problema piu importante Amore scusami E' l'uomo per me
  e adesso te ne puoi andar Città  vuota La notte è fatta per amare La vendemmia dell'amore Cioa Ragazzi Ciao Con te sulla spiaggia
  Che m'importa del Mondo Sei diventata nera Una rotonda sul mare Come ti vorrei Peccato che sia finita così Non te ne andare
  Chi sarà  la ragazza del Clan Sabato sera Datemi un martello Era d'estate Tu si na cosa grande L'esercito del surf
1965 Se piangi, se ridi Abbracciami forte Amici miei Ho bisogno di vederti Io che non vivo Le colline sono in fiore
  Il Silenzio Non son degno di te Il Mondo Un anno d'amore La Notte Si fa sera
  Ciao Ciao La Festa Lui Ti senti sola stasera La casa del sole Se non avessi più te
  La casa del Signore Vivrò Tu sei quello Te lo leggo negli occhi Soli Ho bisogno di vederti
  Viva La Pappa Col Pomodoro Uno dei Mods Non mi tenere il broncio E se domani C'e' una strana espressione nei tuoi occhi Andiamo a mietere il grano
1966 Dio come ti amo In un fiore Io ti darò di più Mai mai mai Valentina Nessuno mi può giudicare Adesso sì
  La fisarmonica Riderà Lei Bang Bang Notte di ferragosto Michelle
  E la pioggia che va Il ragazzo della via Gluck Il Mondo in Mi 7 Che colpa abbiamo noi TEMA Amo
  Sognando California Io ho in mente te Una ragazza in due Perdono Doctor Zhivago - Lara's Theme Vita mia
  Qui ritornerà Sono come tu mi vuoi Cento giorni E ti avrò Bandiera Gialla C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rollings Stones
  Girl Un ragazzo di strada La bambolina che fa no no no Fortissimo La zanzara Pensiamoci ogni sera
1967 Non pensare a me Quando dico che ti amo proposta Bisogna saper perdere Cuore matto L'immensità
  A chi Nel sole La coppia più bella del mondo Parole Un Mondo d'amore Mama
  Poesia 29 settembre Pietre Stasera Mi Butto La banda La mia serenata
  Se perdo anche te Senza luce La rosa nera Tenerezza Sono bugiarda Bisogna Saper Perdere
  Non c'è più niente da fare
Bobby Solo
La Danza delle note
Sandie Shaw
ciao amore ciao
luigi tenco
Io, tu e le rose
Orietta Berti
Se stasera sono qui
Wilma Goich
Corriamo
Isabella Iannetti
  Dite a Laura
che l'amo
Michele
Ragazzo Triste
Patty Pravo
una notte intera
rita pavone
Pugni chiusi
I Ribelli
Mezzanotte fra poco
Gianni Morandi
Insieme
Adamo
  e allora dai
giorgio gaber
granada
claudio villa
Questo nostro amore
Rita Pavone
Era la donna mia
Robertino
la pelle nera
nino ferrer
San Francisco
Bobby Solo
1968 Canzone Per Te Casa bianca Canzone La voce del silenzio Quando m'innamoro Un uomo piange solo per amore
  azzurro
adriano celentano
la bambola
patty pravo
la nostra favola
jimmy fontana
Applausi
I Camaleonti
La Tramontana
Antoine
L'Ora dell'amore
I Camaleonti
  Il Volto della vita
Caterina Caselli
Se perdo te
Patty Pravo
Il Giocattolo
Gianni Morandi
Ho scritto t'amo sulla sabbia
Franco IV e Franco I
Luglio
Riccardo Del Turco
Sentimento
Patty Pravo
  Chimera
Gianni Morandi
Affida una lacrima al vento
Adamo
Una Chitarra cento illusioni
Mino Reitano
Vengo anch'io.
No, tu no
Enzo Jannacci
Non illuderti mai
Orietta Berti
Zum zum zum
Sylvie Vartan
  Un Angelo blu
Equipe 84
Tu che m'hai preso il cuor
Gianni Morandi
Il Ballo di Simone
Giuliano e i Notturni /font>
Insieme a te non ci sto più
Caterina Caselli
Io per lei
I Camaleonti
Avevo un cuore
Mino Reitano
  Come un ragazzo
Sylvie Vartan
L'Ultimo valzer
Dalida
Siesta
Bobby Solo
Quelli erano giorni
Sandie Shaw
Perchè mi hai fatto innamorare
Armando Savini
Balla Linda
Lucio Battisti
1969 Zingara Lontana dagli occhi Un sorriso La pioggia Ma che freddo fa Un'avventura
  Lo Straniero
Georges Moustaki
Storia d'amore
Adriano Celentano
Non credere
Mina
Lisa dagli occhi blu
Mario Tessuto
Pensiero d'amore
Mal
Rose rosse
Massimo Ranieri
  Pensando a te
Al Bano
Belinda
Gianni Morandi
Mi ritorni in mente
Lucio Battisti
Quanto t'amo
Johnny Hallyday
Tutta mia la città
Equipe 84
La Storia di Serafino
Adriano Celentano
  Scende la pioggia
Gianni Morandi
Acqua azzurra acqua chiara
Lucio Battisti
Ragazzina ragazzina
I Notturni
Il Primo giorno di primavera
I Dik Dik
Bada bambina
Little Tony
Agata
Nino Ferrer
  Una Spina e una rosa
Tony Del Monaco
Casatchock
Dori Ghezzi
Nel giardino dell'amore
Patty Pravo
Gli Occhi verdi dell'amore
I Profeti
Non sono Maddalena
Rosanna Fratello
Oh Lady Mary
Dalida
  Viso d'angelo
I Camaleonti
Tu sei bella come sei
Mal
Parlami d'amore
Gianni Morandi
Ti voglio tanto bene
Rossano
Occhi neri occhi neri
Mal
Lacrime
Little Tony
1970 Chi non lavora non fa l'amore La prima cosa bella L'arca di Noè Eternità La spada nel cuore Romantico blues
  La Lontananza
Domenico Modugno
Insieme
Mina
Anna
Lucio Battisti
L'Isola di Wight
Michel Delpech
Fiori rosa fiori di pesco
Lucio Battisti
L'Appuntamento
Ornella Vanoni
  Tanto pe' canta'
Nino Manfredi
Ma chi se ne importa
Gianni Morandi
Se bruciasse la città
Massimo Ranieri
Fin che la barca va
Orietta Berti
Viola
Adriano Celentano
Sogno d'amore
Massimo Ranieri
  Occhi di ragazza
Gianni Morandi
Come hai fatto
Domenico Modugno
Una Bambola blu
Orietta Berti
Tipitipitì
Orietta Berti
Vagabondo
Nicola Di Bari
Io mi fermo qui
I Dik Dik
  Un Pugno di sabbia
I Nomadi
Bugiardo e incosciente
Mina
Per te
Patty Pravo
Sole, pioggia e vento
Mal
Pa' diglielo a ma'
Nada
Emozioni
Lucio Battisti
1971 Il cuore è uno zingaro Che sarà 4 Marzo 1943 Sotto le lenzuola Una storia L'ultimo romantico
1972 I giorni dell'arcobaleno Come le viole Il re di denari Montagne verdi Jezahel Piazza grande
1973 Un grande amore e niente più Come un ragazzino Da troppo tempo serena Tu nella mia vita Se non fosse tra queste mie braccia
1974 Ciao cara, come stai? Questa è la mia vita A modo mio Innamorati Monica delle bambole Notte Dell'estate
1975 Ragazza del sud Ipocrisia Va speranza va E poi e poi Io credo L'incertezza di una vita
1976 Non lo faccio più Come stai con chi sei Gli occhi di tua madre Andiamo via Linda bella linda Sambariò
1977 Bella da morire Tu mi rubi l'anima Monica Dedicato a te Ma perché Miele
1978 E dirsi ciao Un'emozione da poco Gianna Domani domani Ora Soli
1979 Amare Barbara Quell'attimo in più la gente parla A me mi piace vivere alla grande Sarà  un fiore
1980 Solo noi Ti voglio bene Su di noi Contessa Gelosia L'italiano
1981 Per Elisa Maledetta primavera tu Cosa Fai Stasera Roma spogliata Sarà  perché ti amo Ancora
1982 Storie di tutti i giorni Felicità Soli Solo grazie e non finisce mica il cielo Vado al massimo
1983 Sarà  quel che sarà volevo dirti Margherita non lo sa Vacanze romane L'italiano Vita spericolata
1984 Ci sarà Serenata Terra promessa Un amore grande non voglio mica la luna Regalami un sorriso
1985 Se m'innamoro Noi ragazzi di oggi Chiamalo amore Una storia importante Donne souvenir
1986 Adesso tu Il clarinetto senza un briciolo di testa E' tutto un attimo Futuro Re
1987 Si può dare di più Figli Nostalgia canaglia Io amo Quello che le donne non dicono L'odore del mare
1988 Perdere l'amore Emozioni L'amore rubato Era bella davvero andamento lento mi manchi
1989 ti lascerò Le mamme Cara terra mia Bambini almeno tu nell'universo Vasco
1990 Uomini soli Amori Vattene amore Novecento aufwiedersehen Bisognerebbe non pensare che a te La nevicata del '56
1991 Se stiamo insieme Spalle al muro perché lo fai Siamo donne Spunta la luna dal monte Dubbi no
1992 Portami a ballare Gli uomini non cambiano La forza della vita Italia d'oro Brutta Non amarmi
1993 Mistero Dietro la porta Gli amori diversi Stato di calma apparente La solitudine In te
1994 Passerà Signor tenente Strani amori I giardini d'alhambra Cinque giorni Fuori
1995 Come saprei In Amore Gente come noi Senza averti qui I giorni dell'amore Più di così
1996 Vorrei incontrarti fra cent'anni La terra dei cachi Strano il mio destino E io penso a te Non ci sto Una vita migliore
1997 Fiumi di parole Storie Sei tu Laura non c'è Io senza te Dimmi che non vuoi morire

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F O R U M      M U S I C A

   Non ho voluto fare ricerche sulla musica "Classica", ma solo sulla musica popolare di cui ne ho descritto la ramificazioni.

   Negli ultimi decenni si è andata perdendo la linea poetica dei cantautori, ma importante è che ascoltare musica dia soddisfazione, come il martellare di un ritmo: https://youtu.be/wuXo6q481vQ

   Voglio però qui ricordare Ennio Morricone con la sua musica popolare, ma non mi turba paragonarlo a Beethoven, a Bach o a Mozart.

Cordiali saluti.



e-mail:  giro.castiglione@gmail.com

 

25.12.2016