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Per ogni certezza consultare
il proprio medico di fiducia.

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  1. NUTRIENTI

  2. Pagina 2

  3. ALIMENTI

  4. DIGESTIONE

  5. Pagina 3

  6. LA LINFA

  7. DIMAGRIRE

  8. Pagina 4

  9. DIGIUNO TERAPEUTICO

  10. MIMA - DIGIUNO:  COMPENDIO sugli ALIMENTI
  11. DIETA MIMA-DIGIUNO

 

 

 

 

F O R U M       S A L U T E

   Tutto quanto ho ricercato sulla salute è servito saperlo a me.

Se qualcuno legge le informazioni qui raccolte e ne trova utili, si rivolga prima al proprio medico per averne conferma.

   È comunque un viaggio affascinante che ho intrapreso sul funzionamento del corpo umano.
   E quando negli ultimi tempi per un'operazione subita ho potuto constatare come siano deperibili i tessuti e la carne del corpo, sono ancora più meravigliato di come pensieri, emozioni e desideri vi possano risiedere, espandersi e gestire una vita.

   Invidio poeti, asceti, scienziati ... che nonostante il proprio corpo sono riusciti a elevarsi e creare in se stessi un corpo mistico, incorruttibile e più potente.


Cordiali saluti.



e-mail:  giro.castiglione@gmail.com

 

 

 


D- LA LINFA



    La linfa è un liquido chiaro e trasparente che deriva dal plasma; si forma a livello dei capillari e scorre nei vasi linfatici giungendo ai linfonodi, dove viene depurata dai residui in essa presenti. E' costituita da acqua, globuli bianchi, proteine e minerali.


La linfa viene ripulita dai linfonodi, e prosegue verso il cuore, dove si mescola con il sangue venoso: lo spostamento è determinato dalla respirazione, dalla contrazione muscolare e dal drenaggio manuale.


La linfa svolge molteplici funzioni:
  • mantiene l'equilibrio chimico del sangue;
  • impedisce l'accumulo di liquidi nello spazio interstiziale;
  • trasporta sostanze;
  • ha un'azione protettiva: "raccoglie" prodotti metabolici, scorie e batteri che si accumulano tra i capillari;
  • recupera le proteine plasmatiche.



Da - Il Sistema Linfatico.


    L'apparato linfatico può essere definito come parte specializzata del sistema circolatorio. è costituito da un liquido (la linfa) che circola in un circuito di vasi (linfatici) simili alle vene, nei tessuti corporei, drenando ogni angolo dell'organismo, e che al termine del suo percorso viene riversato, attraverso la vena cava superiore, nel sangue delle vene toraciche.

A differenza del sangue, la linfa non viene spinta dall'attività cardiaca, ma scorre in un articolato sistema di vasi, molto simile a quello circolatorio venoso e arterioso, mossa dall'azione dei muscoli. Contraendosi e rilassandosi, questi tessuti funzionano come una vera e propria pompa. Quando tale azione viene meno, per esempio a causa dell'eccessiva immobilità, la linfa tende a ristagnare, accumulandosi nei tessuti. Ecco spiegato come mai piedi e caviglie si gonfiano quando si rimane a lungo in piedi in una posizione statica. Per lo stesso motivo, quando la gamba è immobilizzata da una ingessatura occorre mantenerla sollevata al di sopra del livello del cuore; proprio per fare in modo che la forza di gravità agevoli il drenaggio linfatico.

I vasi linfatici, a differenza della circolazione sanguigna, non formano un circuito chiuso, ma un sistema a senso unico che inizia dagli spazi intercellulari dei tessuti di molti organi del corpo. Restringimenti e dilatazioni dei condotti principali, e inserzioni valvolari a coda di rondine impediscono il reflusso della linfa obbligandola a scorrere in un solo senso. Queste peculiarità anatomiche consentono il passaggio della linfa dal liquido interstiziale dei tessuti verso la circolazione sistemica, anche contro gravità.

La linfa è diversa a secondo dei tessuti e degli organi da cui proviene. Per esempio la linfa che si forma durante la digestione contiene un ricco contenuto di sostanze grasse, differenziandosi dalla linfa che si forma a digiuno. Generalmente ha una composizione simile a quella del plasma sanguigno: di colore trasparente, giallo paglierino o lattescente a seconda dei casi, la linfa contiene zuccheri, proteine, sali, lipidi, amminoacidi, ormoni, vitamine, globuli bianchi ecc. Rispetto al sangue, la linfa è particolarmente ricca di lipidi.

In effetti la linfa si forma a livello dei capillari arteriosi, dalle cui pareti il plasma trasuda tra le cellule per effetto della pressione arteriosa, e ha lo scopo di riassorbire il plasma (parte liquida del sangue) presente in queste zone.In questo liquido interno avvengono gli scambi di cessione delle sostanze nutritive e la raccolta di quelle di rifiuto che raggiungeranno la circolazione sanguigna in due modi:

* una parte viene riassorbita dai capillari venosi per effetto della pressione osmotica proteica (proteine all'interno dei capillari) e rientra quindi nel torrente circolatorio sanguigno.
* Un'altra parte viene raccolta invece dai capillari linfatici le cui estremità a fondo cieco assorbono il liquido direttamente negli spazi interstiziali esistenti fra i capillari sanguigni e le cellule. Da una fitta rete di capillari linfatici, la linfa passerà attraverso vasi di calibro maggiore e transiterà lungo il suo percorso nei gangli linfatici (ghiandole linfatiche) nei quali verrà filtrata e purificata da germi patogeni e altre particelle di rifiuto.

Nella parte sinistra del corpo, i vasi linfatici confluiscono in una dilatazione chiamata cisterna del chilo (o di Pequet) dalla quale prende origine un grande vaso linfatico, il dotto toracico, che sfocia nella vena succlavia sinistra.

Nella parte destra del corpo la linfa viene invece raccolta dal grande dotto linfatico che sfocia nella vena succlavia destra.

il sistema linfatico si oppone ad eccessivi accumuli di fluidi nei tessuti ed è considerato il baluardo di difesa del nostro organismo. Lungo le vie linfatiche esistono infatti degli organi, chiamati linfonodi, capaci di produrre i cosiddetti linfociti, una serie speciale di globuli bianchi deputata all'eliminazione dei microrganismi ostili. Quando l'organismo sta combattendo un'infezione i linfonodi accelerano la sintesi e la trasformazione di questi linfociti, aumentando così di volume e diventando apprezzabili e dolenti al tatto (da qui l'espressione "avere le ghiandole ingrossate").



 

 

 

 

Db - Organi Linfatici.


I TESSUTI CORPOREI

Il corpo umano è composto da diversi organi il cui tessuto si adatta alla funzione che debbono svolgere:
  • IL TESSUTO EPITELIALE. è il tessuto che riveste e protegge sia la superficie del corpo che l'interno delle cavità.
    Questo tessuto assolve alle seguenti funzioni: protezione, funzioni sensoriali, secrezione, assorbimento ed escrezione ed è la sede di vari tipi di ghiandole.
    Il tessuto epiteliale non ha vasi sanguigni ed è a contatto con quello connettivo tramite la membrana basale. Questa membrana, essendo permeabile, permette all'ossigeno ed ai nutrimenti presenti nel sangue di passare (per diffusione) dal tessuto connettivo a quello epiteliale.
  • IL TESSUTO CONNETTIVO  (detto anche Matrice o Mesenchima). è specializzato nel sostenere le varie parti del corpo, a tenerle insieme ed a favorire il trasporto delle varie sostanze tra esse. In questo tessuto le cellule sono spesso lontane e separate da un notevole quantità di matrice non vivente.
  • IL TESSUTO OSSEO fa parte del TESSUTO CONNETTIVO. Sempre in questo tessuto sono localizzati i Mastociti (Mast cell) che fanno parte dei Sistemi di difesa. Li troviamo sparsi nella cute e sulle mucose respiratorie e gastrointestinali. Quando la situazione lo richiede si attivano e rilasciano dal loro interno dei mediatori chimici, tra cui l'istamina, che generano quella che viene definita "una risposta infiammatoria".
  • Il TESSUTO MUSCOLARE. Costituisce i muscoli che muovono il corpo e le sue parti.
  • IL TESSUTO NERVOSO. Provvede la comunicazione tra le varie parti del corpo e ne coordina i movimenti. Ci consente di ricevere le informazioni dai cinque sensi ed ordinare al corpo di fare i movimenti che riteniamo più opportuni.


CURA DEI TESSUTI

I tessuti corporei ricevono il nutrimento dal sangue e nel sangue riversano i rifiuti creati con la loro continua attività. Siccome il sangue circola in arterie e vene ben sigillati, è necessario un altro sistema di pulizia che sia in grado di tener pulito lo spazio tra le varie cellule ed asportare sia le cellule morte o danneggiate, che tutte le sostanze estranee (microrganismi compresi), che vi si dovessero trovare.
Per svolgere questo compito, i vasi sanguigni lasciano filtrare nell'ambiente circostante parte dell'acqua ed altre sostanze, che entrano a far parte del liquido interstiziale, ovvero il liquido che si trova tra una cellula e l'altra:

  • I VASI LINFATICI:
    Per equilibrare la fuoriuscita di liquidi dai capillari sanguigni, parte di essi rientra nel sangue (circa il 40%), mentre la rimanente "bagna, lava, nutre e difende" i tessuti e, fatto questo, entra nei capillari linfatici e prende il nome di Linfa.
    I capillari linfatici sono a fondo cieco e si trovano distribuiti in tutto il corpo, tranne che nel Sistema Nervoso Centrale (SNC). Essi, come i ramoscelli di un albero, si congiungono per formare dei vasi linfatici sempre più grandi, fintanto che se ne formano solo due: il dotto linfatico destro ed il dotto toracico. Questi due dotti versano la linfa nel sangue che scorre alla base del collo, appena prima che da essi il sangue fluisca nel cuore.
    A questo punto i liquidi usciti dai capillari sanguigni sono ritornati nel sangue e l'equilibrio è stato ristabilito.


  • I LINFONODI:
    La linfa, nel suo viaggio verso il cuore, incontra varie Ghiandole linfatiche (Linfonodi o Nodi linfatici), in cui viene filtrata e ripulita da quanto ha raccolto (cellule morte, microbi uccisi, particelle estranee, ecc.).
    I Linfonodi si presentano come strutture a forma di fagiolo e misurano da 1mm a 20mm di diametro. La linfa entra in essi da vari vasi linfatici (afferenti), e se ne esce da uno solo (efferente). Troviamo i Linfonodi nel tessuto connettivo, sotto il primo rivestimento (epitelio) delle membrane (specialmente quelle che rivestono la parte superiore del tratto respiratorio), nell'intestino e nell'apparato genito-urinario.
    Va notato che nessuna parte di linfa riesce ad entrare nel sangue se prima non ha attraversato uno o più Linfonodi. Ricordiamo anche che a livello dell'intestino la linfa provvede all'assorbimento dei grassi che da cibo digerito passano nei villi intestinali.
    Se, per qualche motivo, i Linfonodi o i Vasi linfatici si dovessero ostruire, il liquido si accumulerebbe negli spazi interstiziali causando un edema (gonfiore).


  • LA PULIZIA DELLA LINFA:
    Il materiale trasportato dalla linfa può consistere in microbi, macrofagi vivi o morti, cellule tumorali, cellule morte o danneggiate e particelle entrate dall'esterno. Il materiale organico viene distrutto dai macrofagi e da sostanze con potere antibiotico. Vi sono comunque delle particelle inorganiche (generalmente inalate) che i macrofagi non posso distruggere, essi le inglobano e talvolta ne restano danneggiati.


FUNZIONI E COSTITUZIONE DEL SISTEMA LINFATICO

Questo sistema è composto da diverse parti, di cui alcune già conosciamo: la linfa, i Vasi linfatici ed i Linfonodi, a cui si aggiungno gli Organi linfatici primari e gli Organi linfatici secondari. Le sue funzioni includono l'assorbimento del linquido interstiziale di eccesso che, come linfa viene riportato nel sangue. E l'assorbimento del grasso dai villi intestinali.
  • ORGANI LINFATICI PRIMARI. Sono costituiti da:
    • Il midollo osseo, ove sono le cellule staminali da cui nascono i globuli rossi (Eritrociti) e quelli bianchi (Leucociti) del sangue. Tra i globuli bianchi troviamo i Monociti ed i Linfociti B e T.
    • Il Timo, dove i Linfociti T migrano, portati a maturazione dall'ormone timosine. Mentre i Linfociti B maturano nello stesso midollo osseo.


    • Entrambi, una volta maturati entrano negli Organi Linfatici Secondari dove circolano e si accumulano.
  • ORGANI LINFATICI SECONDARI:
    Sono costituiti da tessuti linfatici estremamente specializzati come i Linfonodi, la Milza, ed altri meno organizzati come i MALT (Mucosa Associated Lymph Tissue), ovvero 'Tessuti Linfatici Associati alla Mucosa', che sono disposti strategicamente in ogni parte del corpo.
    • LA MILZA:
      Quest'organo è simile ai Linfonodi con l'eccezione che è molto più grande ed è piena di sangue di cui si può considerare come una riserva. La Milza purifica sia il sangue che la linfa che fluiscono attraverso di lei. Se quest'organo si danneggia o viene rimosso l'individuo diventa più soggetto alle infezioni.
    • I TESSUTI DEL MALT:
      Questi tessuti costituiscono uno dei maggiori organi linfatici secondari. Sono distribuiti sulla superfice delle mucose ed arrivano a coprire un'area di circa 400m2. Considerata l'enorme quantità di antigeni che entra in contatto con tali mucose, si comprende quanto sia importante la loro azione di difesa immunitaria.
      Le tonsille, le Placche di Peyer nella membrana dell'intestino Ileo, e l'appendice ileo-cecale, sono tutti luoghi ove il Malt è presente. Possiamo perciò affermare che la funzione strategica del MALT è quella di proteggere l'apparata respiratorio, digerente, genitale e urinario, da microbi ed altro materiale estraneo.



 

 

 

 

Dc - Il Sistema Immunitario.


    In ogni momento il nostro organismo è esposto ad attacchi da parte di agenti patogeni, ma solo nel momento in cui siamo colpiti da un processo infettivo ci rendiamo conto di quanto sia indispensabile il sistema di difesa dell'organismo, ossia il sistema immunitario.


AGENTI PATOGENI:

  • Parassiti

    I parassiti sono i più voluminosi, ma non i più temibili nemici del sistema immunitario. Si tratta soprattutto di ascaridi, nematelminti,  tenie, visibili solo al microscopio oppure lunghe metri, che si insediano principalmente nell'intestino, ma che possono anche migrare in altri tessuti distruggendoli; è il caso, per esempio, del cisticerco e di alcune tenie.



  • Protozoi

    Di dimensioni inferiori rispetto ai parassiti riconducibili a occhio nudo, sono gli organismi unicellulari (protozoi).



  • Batteri

    I batteri sono ancora più piccoli dei parassiti unicellulari, nell'ordine di misura dei micrometri. Contrariamente alle cellule di organismi animali e vegetali (eucarioti), i batteri appartengono ai cosiddetti procarioti, ossia esseri viventi privi di nucleo delimitato da membrana e con un ambiente interno particolare.

    Essi possiedono un DNA ad anello e una parete cellulare ricca di carboidrati.
    Paradossalmente alcuni batteri vivono all'interno dell'organismo umano con vantaggi reciproci: la flora intestinale, per esempio, è costituita in massima parte da batteri che non necessitano d'ossigeno. Essi traggono nutrimento dai residui della digestione, ispessiscono in tal modo le feci, contribuendo al rifornimento di vitamine nonché legando l'ammoniaca eccedente.
    La maggior parte dei batteri dell'ambiente non è comunque così innocua. I batteri sono causa di infiammazioni purulente (foruncoli) a livello locale e di affezioni generali (infiammazioni polmonari) che, negli
    individui con una riduzione delle difese immunitarie, superano le difese provviste dal sistema immunitario e possono provocare una disseminazione batterica nel circolo (sepsi) con conseguenze anche mortali.
    Una infezione batterica è inizialmente localizzata in un punto ben determinato, ma può successivamente estendersi a tutto il corpo. Il cosiddetto pus è costituito da batteri e leucociti in via di disgregazione.



  • Funghi

    Anche i funghi sono potenziali agenti patogeni. Si sviluppano sull'epidermide, mucose e coinvolge anche gli organi interni, soprattutto nei soggetti immunodeficienti (per esempio pazienti affetti da AIDS).



  • Virus

    Gli agenti patogeni maggiormente nocivi sono i virus, i quali hanno dimensioni di pochi nanomentri. Non si tratta di organismi autonomi, ma di complessi molecolari costituiti da una catena di DNA o di RNA che risulta impacchettata in un involucro proteico, talvolta anche in una capsula glicoproteica.

    I virus introducono la propria informazione genetica nel DNA nucleare di una cellula ospite, programmandola in modo che essa stessa produca sempre più virus. Naturalmente senza cellula ospite i virus non possono replicarsi. Proprio a causa di questa forma di replicazione, risulta particolarmente difficile per il sistema immunitario evitare una infezione virale.
    Poiché gli stessi virus, essendo di piccole dimensioni, sono difficilmente aggredibili, il sistema immunitario deve necessariamente distruggere le cellule infettate.
    La maggior parte delle infezioni, come per esempio il comune raffreddore, sono causate da virus. Un'infezione virale spesso compare contemporaneamente in più organi, generalmente con un attacco febbrile.



  • Tossine

    Per concludere, il sistema immunitario reagisce anche contro alcune molecole nocive di grandi dimensioni, le tossine. L'esempio più noto è quello della tossina difterica. L'organismo non è in grado di difendersi dalla difterite ma, grazie alla vaccinazione antidifterica, può inattivare l'esotossina prodotta dal germe.Stimoli fisici (raggi ultravioletti per esempio) e chimici provocano danni nel DNA e possono trasformare cellule normali in cellule neoplastiche.






IMMUNITA' INNATA o naturale:




Già prima della nascita, l'organismo non sviluppa solo una serie di meccanismi di difesa specifici molto complessi che agiscono su determinati
agenti patogeni, ma anche una modalità aspecifica d'attacco di molti microrganismi.
I primi garantiscono all'organismo in via di sviluppo una certa protezione di base contro le infezioni e costituiscono la premessa
indispensabile affinché si possa raggiungere una certa immunità anche rispetto a nuovi tipi di agenti patogeni.
I secondi rappresentano un prerequisito indispensabile per i meccanismi specifici altamente sofisticati.

Le strategie innate di difesa umorale non mediata da cellule specifiche sono le seguenti:
  • Cascata del completamento
    Le macromolecole del sistema immunitario non specifiche, presenti nel sangue, costituiscono il sistema evolutivo più antico di difesa contro le infezioni.
    L'elemento più importante della difesa umorale aspecifica, ossia il sistema del completamento, è costituito da una serie di molecole proteiche
    finalizzate alla stessa funzione.
    E' costituito da circa 20 proteine plasmatiche diverse: C1, C2, C3, C4,C5, C6, C7, C8, C9, C10, C11 più altre 10 circa proteine di controllo.
    Viene attivato sia tramite una reazione antigene-anticorpo (via classica), sia direttamente mediante i carboidrati della parete cellulare
    batterica (via alternativa).

    I complicati meccanismi che concludono la cascata di reazioni del sistema del completamento praticano in ultimo una serie di fori nella membrana cellulare di un agente patogeno o di una cellula dell'organismo infettata. Ciò determina la morte della cellula infettata o del patogeno.




  • Migrazione di leucociti
    In caso di infiammazione vengono liberati dei mediatori (citochine ) che richiamano i globuli bianchi dal sangue nei tessuti. L'attrazione di cellule autologhe tramite messaggeri chimici prende il nome di chemiotassi.


  • protezione dalle infezioni tramite interferone
    In caso di infezione virale si ha, da parte delle cellule infette, una liberazione di interferone . E' una molecola di segnalazione che viene liberata da leucociti infettati da virus e da cellule connettivali per proteggere le cellule non ancora infette. Questa strategia consiste in un abbassamento drastico, anche se temporaneo, all'interno delle cellule, della neosintesi di proteine proprie o estranee all'organismo; in tal modo viene rallentata anche la proliferazione dei virus.

    Il lisosoma attacca direttamente la parete cellulare di alcuni batteri che è costituita da carboidrati, a meno che questa sia protetta da una capsula glicoproteica. Il lisozoma, un enzima presente anche nella saliva, attacca direttamente la parete cellulare di alcuni batteri, prima che essi abbiano la possibilità di penetrare all'interno del corpo.


  • Lisi diretta:Le strategie innate di difesa tumorale mediata da cellule specifiche sono le seguenti: <
      sistema dei fagociti mononucleati
      Il sistema dei fagociti mononucleati (MFS) comprende tutti gli organi in cui sono presenti macrofagi (dal greco: grandi mangiatori) e altre cellule fagocitanti; in particolare esso è sviluppato nei linfonodi, nel fegato e nel midollo osseo.I macrofagi possono fagocitare corpi
      estranei: il loro citoplasma si avvolge attorno al corpo estraneo inglobandolo in una vescicola delimitata dalla membrana citoplasmatica (fagosoma). All'interno della cellula questo fagosoma si unisce ai lisosomi, vescicole contenenti enzimi digestivi attivi, costituendo il fagolisosoma nel quale ha luogo la vera e propria digestione.

      cellule natural killer
      Le cellule natural killer contrastano i virus. Si tratta di linfociti di grandi dimensioni con un citoplasma esteso che contiene dei granuli, i quali sono in grado di riconoscere le cellule malate e di perforare la loro membrana con una speciale proteina (perforina). In questo modo inoculano nella cellula bersaglio enzimi che portano a una degradazione del DNA provocando la morte della cellula stessa. Il processo prende il nome di "apoptosi". Cellule natural killer


IMMUNITA' ACQUISITA o adottata



Quando si parla di difesa immunitaria spesso si fa riferimento all'immunità acquisita attraverso meccanismi specifici, ovvero sistemi specializzati in risposta a un agente patogeno ben determinato. L'immunità acquisita o adottata si compone di:
  • I linfociti sono gli effetti responsabili delle difese immunitarie specifiche. Si tratta di piccole cellule che nel midollo osseo si
    differenziano in linfociti B e linfociti T.
    I linfociti T sono di gran lunga il tipo più frequente. La loro denominazione deriva dal Timo, dove essi maturano e vengono selezionati. E' infatti possibile distinguere tre sottopopolazioni di
    linfociti T: cellule T "helper", cellule T "suppressor" e cellule T "citotossiche".
    I linfociti B, invece, possiedono la capacità di trasformarsi in grosse plasmacellule, che sono le cellule effettricche dell'immunità umorale specifica. Esse secernono anticorpi in grande quantità.


  • Le cellule della "memoria" si attivano in presenza di una seconda infezione causata dallo stesso agente patogeno. La risposta immunitaria in questo caso si sviluppa molto più rapidamente e più efficacemente rispetto a prima.
    La formazione di cellule della memoria specifiche costituisce il vero principio su cui si basa ciascun vaccino.


  • Le immunoglobine sono gli "organi di senso" del sistema immunitario, essendo in grado di distinguere e identificare le sostanze proprie dell'organismo e quelle estranee a esso.Esse sono localizzate come recettori sulla superficie dei linfociti B oppure sono secrete come anticorpi nel plasma sanguigno.

  • La necessità della presentazione degli antigeni si spiega in buona parte tramite i meccanismi di protezione escogitati dai microrganismi, i quali hanno appunto lo scopo di impedire che i linfociti possano riconoscerli. Se una cellula che presenta antigeni assume l'agente patogeno e lo digerisce parzialmente all'interno dei suoi fagolisosomi, la possibilità di esporre in superficie l'antigene stesso è maggiore.





 

 

 

 


E - DIMAGRIRE



    una persona grassa che giustifica i suoi chili di troppo con delle scuse, in fondo sa che si tratta semplicemente di cattiva alimentazione e di
ridotta attività fisica.
Questo compendio vuole essere solo un suggerimento per intraprendere la giusta via nel migliorare la propria salute.


Ea - Il tessuto Adiposo.


    Il tessuto adiposo rappresenta il principale deposito di trigliceridi nei mammiferi, uomo compreso. E' costituito dall'insieme di numerose cellule, chiamate adipociti, deputate alla sintesi dei trigliceridi ed al loro rilascio sottoforma di glicerolo più acidi grassi. L'orientamento dell'adipocita verso una o l'altra via metabolica dipende soprattutto dallo stato nutrizionale dell'organismo.

I lipidi immagazzinati nel tessuto adiposo sono in parte di origine alimentare (esogena) ed in parte di derivazione endogena (vengono formati all'interno degli stessi adipociti, grazie alla trasformazione chimica di altre sostanze come il glucosio).

Al di sotto della pelle gli adipociti si raggruppano a formare uno strato più o meno spesso, comunemente chiamato tessuto adiposo sottocutaneo o ipoderma.

Lo spessore e la distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo è differente nei due sessi. Nelle donne, per esempio, la massa adiposa è generalmente concentrata nelle anche, nelle natiche, nelle cosce e nell'addome al di sotto dell'ombelico (obesità ginoide). La natura ha infatti saggiamente voluto che le scorte lipidiche fossero distribuite in zone essenziali per portare a termine la gravidanza, anche in condizioni di carestia.

Negli uomini prevale una distribuzione di tipo androide (massa adiposa concentrata nel viso, nel collo, nelle spalle e soprattutto nell'addome al di sopra dell'ombelico). Quest'ultima condizione è più pericolosa della precedente, poiché un eccesso di tessuto adiposo androgeno si associa a livelli più alti di glicemia, trigliceridi e pressione arteriosa.

L'entità delle masse adipose dipende anche dallo stato di nutrizione: aumenta in caso di eccessiva assunzione calorica (obesità) e diminuisce in presenza di deficit nutrizionali cronici. Infine, nelle società del benessere, il tessuto adiposo è generalmente superiore negli anziani rispetto agli adolescenti ed ai giovani adulti.

Molte persone credono che una volta accumulato grasso in certe zone del corpo sia impossibile rimuoverlo. In realtà i trigliceridi del tessuto adiposo non sono stazionari, ma vengono continuamente mobilizzati e ridepositati, rinnovandosi ogni 10-15 giorni.

FUNZIONI del TESSUTO ADIPOSO
  • Riserva energetica

  • Protezione contro gli urti e sostegno meccanico a vari organi

  • Modellamento della figura corporea

  • Isolamento termico (tessuto adiposo bianco); aumento della temperatura corporea e smaltimento degli eccessi alimentari sottoforma di calore (tessuto adiposo bruno).

AUMENTO DEL TESSUTO ADIPOSO L'aumento delle masse adipose può avvenire in due modi:
    per iperplasia: aumento del numero di adipociti
    per ipertrofia: aumento del contenuto lipidico di ciascun adipocita
Fino a pochi anni fa si riteneva che l'iperplasia degli adipociti avvenisse soltanto nell'infanzia. Oggi sappiamo che tale fenomeno può manifestarsi anche nell'adulto, in special modo quando si passa da sovrappeso moderato ad una condizione di obesità . La conferma di questo fenomeno è stata data dalla scoperta di preadipociti, cellule indifferenziate immerse nel tessuto adiposo degli adulti. Tali cellule conservano la capacità di dividersi e, se stimolate ed attivate, di originare nuovi adipociti. Una volta formate, queste nuove cellule adipose rimarranno tali fino alla morte dell'individuo, potranno quindi aumentare o diminuire di volume ma non di numero.

In base alla teoria lipostatica, che vede nella riduzione del contenuto lipidico degli adipociti il principale fattore stimolante l'appetito, un numero elevato di cellule adipose vuote sarebbe responsabile degli attacchi di fame incontrollata, che molto spesso vanificano le diete dimagranti proposte alle persone obese.

E' dunque importante prevenire un aumento eccessivo del tessuto adiposo e del numero di adipociti, soprattutto nei bambini, nei quali tale fenomeno li condannerebbe, con elevate probabilità, a rimanere obesi per tutto il resto della vita.
In un soggetto normopeso il numero delle cellule adipose è di circa 25-30 miliardi, nei soggetti obesi tale valore sale mediamente tra i 40 e i 100 miliardi.

 



 

 

 

 

Eb - Grasso Viscerale.


    La sindrome metabolica è una condizione clinica associata a situazioni come il sovrappeso, e l'obesità. Dal punto di vista clinico, un soggetto può ritenersi affetto da sindrome metabolica quando sono presenti almeno tre dei valori di riferimento indicati sotto:

  1. Pressione arteriosa superiore a 85/135 mmHg.
  2. Valore dei trigliceridi superiore a 150 mg/dl.
  3. Colesterolo HDL inferiore a 50 mg/dl nella donna e inferiore a 40 mg/dl nell'uomo.
  4. Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl.
  5. Circonferenza addominale superiore a 88 cm per le femmine e 102 per i maschi (conformazione a mela).
Come si nota questi valori sono sotto il limite per considerare una situazione patologica. Ma ormai la ricerca medica ha dimostrato che il superare almeno tre di questi valori di riferimento porta allo sviluppo di alcune patologie come il diabete, problemi cardiovascolari e condizioni di scarsa qualità della vita. E in tal caso lo sviluppo della sindrome metabolica è dovuto principalmente a uno scorretto stile di vita (alimentazione scorretta, bassa efficienza fisica ecc.).
Il fattore maggiormente associato a condizioni precarie per il rischio cardiovascolare e per il diabete è la quantità e la distribuzione del grasso corporeo (o meglio grasso viscerale); insomma all'aumento di girovita.
Il grasso, infatti, si accumula come:
  • Grasso essenziale: livello strutturale. E' presente in quantità pressoché costanti e si trova nel tessuto connettivo lasso (svolge funzione meccanica, di sostegno e connessione tra i vari organi), intorno a organi ecc.

  • Grasso di scorta. Che si distribuisce a livello:
    • Intramuscolare: tra le fibre muscolari, ma è difficilmente misurabile.
    • Sottocutaneo: cioè quello sotto la pelle, sollevabile tramite un pizzicotto.
    • Viscerale. E' proprio quest'ultimo ad essere considerato più pericoloso per la salute.


Il grasso addominale ha caratteristiche diverse rispetto a quello sottocutaneo, sia sotto il profilo cellulare sia sotto l'aspetto degli effetti che tali cellule esplicano sull'equilibrio endocrino-metabolico dell'organismo. Gli adipociti del grasso viscerale sono particolarmente attivi nel rilascio di adipochine, sostanze dotate di effetti locali (paracrini), centrali e periferici (endocrini). Attraverso il rilascio diretto o indiretto di queste sostanze, il grasso viscerale controlla l'appetito ed il bilancio energetico, l'immunità, l'angiogenesi, la sensibilità all'insulina ed il metabolismo lipidico.

Una delle adipochine più conosciute, l'adiponectina, migliora la sensibilità insulinica ed è dotata di attività antinfiammatoria; i suoi livelli, a differenza di quelli di molte altre adipochine, sono più bassi nell'obeso rispetto al normopeso. Per contro, l'eccesso di grasso viscerale aumenta il rilascio di sostanze quali l'interleuchina-6 , la resistina ed il TNF-a (citochine con attività pro-infiammatoria), il PAI-1 (effetto pro-trombotico) e l'ASP (attività stimolante sulla sintesi di trigliceridi ed inibitoria sull'ossidazione degli acidi grassi).

L'eccessivo aumento volumetrico degli adipociti, causato dal cospicuo accumulo di trigliceridi, ne determina la morte e la conseguente lisi da parte dei macrofagi, che aggrediscono i vacuoli lipidici con ulteriore aumento dello stato infiammatorio dell'organismo. Il numero di macrofagi presenti nel tessuto adiposo è proporzionale al grado di obesità, o meglio all'ipertrofia degli adipociti tipicamente associata all'obesità. Si ha così una sorta di reazione da corpo estraneo, con conseguente infiammazione cronica che, se perpetuata nel tempo, predispone a importanti malattie metaboliche.

La particolare collocazione anatomica del grasso viscerale fa sì che le adipochine e le altre sostanze rilasciate confluiscano direttamente nel sistema venoso portale, che le trasporta al fegato. Il ruolo metabolico di primo piano ricoperto da questa ghiandola contribuisce a spiegare la grande influenza del grasso viscerale sulla salute dell'intero organismo.

Caratteristica tipica del grasso viscerale è la maggiore sensibilità agli stimoli lipolitici. Ciò significa che in caso di dimagrimento, il primo grasso ad essere "bruciato" è proprio quello viscerale.

Per cercare di spiegare la correlazione tra eccesso di grasso omentale e diabete di tipo II, è stato dimostrato che l'elevato flusso di acidi grassi, provenienti dagli adipociti viscerali e diretti al fegato, aumenta la produzione di VLDL (precursori delle pericolose LDL - colesterolo cattivo). Promuove inoltre la gluconeogenesi e riduce la clearance epatica dell'insulina, con conseguente aumento dei livelli di quest'ormone in circolo.

L'elevata presenza in circolo di acidi grassi liberi fa sì che questi nutrienti si mettano "in concorrenza" con il glucosio per l'entrata nelle cellule, in particolare in quelle muscolari. Di conseguenza si verifica un aumento della glicemia, in risposta alla quale il pancreas aumenta il rilascio di insulina. Il doppio contributo epato-pancreatico all'iperinsulinemia fa sì che nonostante gli alti valori glicemici siano presenti in circolo grandi quantità di insulina; si parla, in questi casi, di insulino-resistenza, cioè di una condizione caratterizzata dalla ridotta risposta biologica dei tessuti all'azione insulinica. Non a caso, la rimozione chirurgica del tessuto adiposo viscerale in tratti moderatamente obesi è in grado di normalizzare l'insulino-resistenza.

L'insulino-resistenza e l'iperinsulinemia sono responsabili di tutte quelle alterazioni del metabolismo del glucosio che spaziano dall'alterata glicemia a digiuno, alla ridotta tolleranza al glucosio, fino al diabeteconclamato. Queste alterazioni, unitamente a quelle altrettanto
negative sul metabolismo lipidico, rendono ragione del maggior rischio cardiovascolare del soggetto con obesità viscerale rispetto al normopeso.





RIDUZIONE

il rischio cardiovascolare diventa clinicamente rilevante quando si raggiungono i valori soglia di 102 cm di circonferenza a livello ombelicale nell'uomo e 88 cm nella donna.

Una corretta alimentazione e lo svolgimento di un'attività fisica adeguata sono in grado di ridurre il peso corporeo, il grasso viscerale, il rischio cardiovascolare, l'insulino-resistenza e il rischio di mortalità.
La riduzione dei diversi fattori di rischio, quindi, è fortemente associata alla riduzione del girovita, che rappresenta fedelmente la quantità di grasso viscerale; infatti ...

la riduzione di 1 cm corrisponde al 4% di riduzione di grasso viscerale.

Per gli obesi si prospetta il seguente percorso:
  1. Deficit calorico (indotto da dieta e/o attività fisica adeguata).
  2. diminuzione del peso
  3. riduzione grasso viscerale
  4. riduzione fattori di rischio e miglioramento dell'aspettativa di vita.

Nel sovrappeso e obesità, anche la base genetica ha una grossa influenza, ma la giusta combinazione tra dieta ed esercizio fisico ...
"It is difficult to imagine a more effective therapeutic strategy for reducing insulin resistance and, more importantly, improving overall health and wellbeing" = "è difficile immaginare una più efficace strategia terapeutica per la riduzione dell'insulino-resistenza e, più importante, per l'incremento generale della salute e del benessere". Come diceva Ross, uno scienziato.



ATTIVITA' FISICA

è da ricordare che gli effetti benefici dell'attività fisica vanno ben oltre a quello che è il dimagrimento. Infatti, anche senza perdita di peso (in soggetti affetti da obesità o sovrappeso) l'esercizio, svolto in maniera corretta:
  1. Riduce l'insulino-resistenza, con la diminuzione del rischio di diabete tipo 2 .
  2. Incrementa la massa magra a discapito di quella grassa; ciò porta alla riduzione del grasso viscerale e quindi del rischio cardiovascolare.
  3. Per soggetti obesi, un più alto livello di efficienza fisica è un forte attenuatore di rischio di mortalità dovuta al diabete,
  4. all'ipercolesterolemia, all'ipertensione e al fumo.
  5. L'attività fisica non solo attenua i fattori di rischio in soggetti obesi o in sovrappeso, ma soggetti obesi sportivamente attivi hanno
  6. una minor mortalità di individui sedentari normopeso.
  7. Il rischio di mortalità decresce proporzionalmente all'incrementare della massima potenza aerobica.


PARAMETRI DA VALUTARE

Con il proprio medico di fiducia, e meglio se attuati insieme a istruttori qualificati.
  1. Si deve mantenere un'attività fisica che non comporti problemi di ordine osteo-articolare; in questo caso l'attività ideale è il cammino, più di quanto lo sia il ciclismo.
  2. Una visita cardiologica sottosforzo permette di identificare le intensità da evitare. Importanti riferimenti sono:
  3. i valori oltre i quali la pressione sale oltre i limiti di tolleranza
  4. ivalori ai quali si verifica ischemia miocardia (individuabile sia a livello elettrocardiografico che sintomatologico).
  5. il disagio respiratorio (spesso una quantità eccessiva di grasso viscerale comporta difficoltà ai movimenti della gabbia toracica),
  6. problemi di termoregolazione, diabete, asma ecc.
  7. Stabilire un programma di attività fisica che, per intensità e durata, sia adeguato alla persona; egli deve essere informato anche sui dettagli come l'idratazione, gli orari ideali in cui praticare l'attività (in particolar modo nei mesi caldi), la collocazione temporale dell'assunzione di eventuali farmaci ecc.
  8. La monitorizzazione dello stato di salute dovrebbe essere abbastanza frequente (almeno una volta ogni 4-6 settimane) per avereun feedback "incoraggiante".




 

 

 

 

Ec - La Sazietà.


    E' molto difficile dimagrire se si avverte costantemente il desiderio di mangiare.

Attenzione dunque a non confondere il bisogno di cibo con la voglia di cibo. Il dessert a fine pasto è un classico esempio di voglia di cibo,
poiché a quel punto solitamente si sono già assunte abbastanza calorie. In questi casi il bisogno di cibo è solamente psicologico, non
fisico.

Per tenere a bada i morsi della fame occorre ricercare gli alimenti a più alto indice di sazietà e distribuirli con razionalità durante
l'arco della giornata. La scelta di ciò che mangiamo è infatti influenzata da aspetti sensoriali e psicologici ma anche dall'indice di
sazietà degli alimenti.



L'indice di sazietà o potere saziante di un cibo

Il potere saziante di un cibo è influenzato da numerosi fattori. Tra questi ve ne sono alcuni prettamente soggettivi, come l'aspetto e
l'appetibilità ed altri oggettivi come la composizione in macronutrienti (grassi, lipidi, proteine, volume e contenuto in acqua e fibra).

FATTORI SOGGETTIVI:

  • L'appetibilità e l'aspetto di un cibo sono fattori molto importanti: è più facile consumare 500 grammi del proprio cibo preferito, servito in un piatto di porcellana o assumere 50 grammi di un alimento ripugnante servito in un piattino di plastica?

  • Inutile autocostringersi ad assumere un cibo per noi poco appetibile, poiché probabilmente ne assumeremo addirittura meno del previsto ma di lì a poco ci ritroveremo affamati e con un rimorso psicologico che ci porterà a svuotare il frigorifero.

  • Il senso di sazietà è una risposta neurologica controllata da specifiche regioni dell'ipotalamo. Il sottile equilibrio tra i diversi ormoni che regolano questa sensazione può essere alterato da fattori genetici ed in questi casi il soggetto sarà più o meno predisposto a mangiare di più.

  • Anche altri fattori come il volume dello stomaco e la quantità e qualità dei succhi gastrici, sono in grado di influenzare il senso di pienezza.

FATTORI OGGETTIVI

Al di là dei fattori soggettivi, esistono numerosi altri fattori obiettivi che possono essere controllati con una corretta alimentazione:
  • Quantità di proteine: Secondo quanto emerge da alcuni studi dell'università di Washington le proteine sono un ingrediente utilissimo per sopprimere l'appetito e promuovere il senso di sazietà.
    • Il successo che in questi ultimi anni hanno riscontrato le diete iperproteiche è senz'altro dovuto anche a questo importante aspetto. Le proteine oltre a ritardare la comparsa della fame contrastano la riduzione della massa magra e del metabolismo basale che si verificano in seguito alle normali diete dimagranti.

    • Oltre a saziare più di carboidrati e grassi le proteine hanno anche un potere termogeno maggiore in quanto la loro digestione richiede un quantitativo energetico superiore rispetto agli altri due macronutrienti

    • Tuttavia l' elevato apporto proteico ha degli aspetti negativi:
      • L'eccesso di proteine diventa grasso.
      • 'Bruciare' proteine consuma il calcio dell'organismo.
      • Metabolizzare proteine produce azoto che viene espulso con un sovraccarico lavoro per i reni

  • Qualità dei carboidrati

    Il tipo di carboidrati assunti con l'alimentazione influenza direttamente il senso di sazietà. L'indice glicemico è il principale responsabile di questa caratteristica: tanto più è basso l'indice glicemico e tanto maggiore sarà il senso di sazietà di quel determinato carboidrato.
    • ALIMENTI AD ALTO INDICE: glucosio, miele, pane bianco, patate, cereali, cracker, cereali per la prima colazione. uva, banane, CAROTE, riso.

    • ALIMENTI A MODERATO INDICE: pane integrale, pasta, mais, arance, cereali integrali per prima colazione, riso brillato.

    • ALIMENTI A BASSO INDICE: fruttosio, yogurt, piselli, mele, pesche, fagioli, noci, riso parboiled, latte.

  • Il volume del cibo ingerito è un fattore che influenza in modo considerevole il senso di sazietà.
    • Durante la deglutizione la gola invia un segnale allo stomaco, il quale si prepara a ricevere il bolo dilatandosi. Mano a mano che il volume di cibo presente nella sacca gastrica aumenta vengono inviati impulsi al cervello determinando la comparsa del senso di sazietà.

    • Maggiore è il volume degli alimenti, e più rapido è lo stato di pienezza gastrica. Un cibo voluminoso ma povero di calorie contiene generalmente un'elevata quantità di acqua e fibre ed una ridotta percentuale di grassi. Ne sono esempi l'arancia e lo yogurt.

    • Un cibo ricco di calorie ma poco voluminoso contiene generalmente una ridotta quantità di acqua e fibre e una elevata percentuale di grassi.
      Ne sono esempi la frutta secca ed i grassi da condimento.

    • Mangiare cibi ricchi di acqua e fibre come frutta e verdura, latte scremato e simili, favorisce la prematura comparsa del senso di sazietà.
      Al contrario cibi particolarmente ricchi di grassi determinarono una senso di pienezza inferiore.

  • Alimenti con un alto fattore di sazietà:
    legumi, frutta, verdura, carne, pesce, yogurt, latte, cereali integrali e loro derivati.



MASTICAZIONE

Riappropriarsi della corretta tecnica di masticazione è molto importante specie in presenza di fame "impulsiva". Masticando lentamente si facilita la digestione, si apprezzano di più le caratteristiche organolettiche dei cibi e si evitano le abbuffate irrazionali.

Affinché al cervello arrivino i primi segnali di sazietà devono passare all'incirca venti minuti dal momento in cui si inizia a mangiare.
Masticare lentamente può quindi aiutare a tenere a freno inutili eccessi alimentari.


Capacità di ASSORBIRE/PERDERE ACQUA durante la cottura

Il contenuto in acqua è uno dei parametri più importanti per determinare il potere saziante di un cibo. Durante la cottura un alimento può assorbire o perdere acqua. E' il caso, per esempio, del riso che durante la cottura passa da 100 a 320 grammi assorbendo notevoli quantità di acqua e aumentando di gran lunga il suo indice di sazietà.

Altri alimenti, come le verdure, tendono a perdere una discreta parte di acqua durante la cottura, aumentando la propria densità calorica.


ALIMENTARSI  CORRETTO: la verdura prima degli altri alimenti

Il modello di pasto completo più diffuso prevede il consumo nell'ordine di: primo (pasta o riso), secondo (carne e pesce), contorno (verdura), dolce e caffè.
A parte la combinazione degli alimenti con esigenze digestive diametralmente opposte, esiste però un ulteriore motivo per cui sarebbe bene perlomeno cambiare l'ordine degli alimenti: per esempio consumando la verdura prima delle altre pietanze.
  • Le verdure sono ricche di acqua, fibre, sali minerali e vitamine, consumandole prima si tenderà ad assumerne quantitativi maggiori.

  • Le verdure hanno un buon indice di sazietà, di conseguenza si consumerà meno cibo successivamente e l'apporto calorico totale del pasto risulterà inferiore

  • Le verdure preparano adeguatamente l'ambiente digestivo, facilitano il transito intestinale e preparano lo stomaco ad accogliere gli alimenti successivi.


BERE più ACQUA

L'acqua è essenziale per la vita dell'uomo poiché è il mezzo nel quale si svolgono gran parte delle attività metaboliche. I processi che regolano la mobilizzazione, il trasporto e l'ossidazione dei grassi richiedono adeguate quantità di acqua. In un individuo disidratato la lipolisi verrà ostacolata o comunque rallentata.

Ma c'è un ulteriore motivo per il quale l'acqua dovrebbe diventare un'inseparabile compagna non solo a pasto, ma anche durante il resto della giornata. Bere più acqua significa evitare di introdurre ulteriori calorie tramite bibite o succhi di frutta e soprattutto favorire il senso di sazietà.

Scegliere le DIMENSIONI delle CONFEZIONI e riequilibrare le porzioni

Contenitori di dimensioni maggiori stimolano a consumare, involontariamente, più cibo. Preferire confezioni monodose evitando le maxiconfezioni formato famiglia.

ALIMENTI con POTERE SAZIANTE MAGGIORE

A più elevato potere saziante, si collocano al primo posto i cibi contenenti grandi quantità di proteine, di acqua e di fibra alimentare:
Frutta, verdura, carne, pesce, legumi, yogurt, panna e latte hanno un indice di sazietà elevato.

L'ultimo posto spetta ai prodotti disidratati con un elevato contenuto lipidico:
Frutta secca, oli e grassi, dolci, cereali non integrali, prodotti da forno, pizza, salumi e formaggi hanno un basso indice di sazietà.

Una CONSIDERAZIONE sul POTERE SAZIANTE

Il potere saziante rappresenta lo stato di pienezza gastrica che si verifica in seguito all'introduzione di cibo, e che permette di interrompere il pasto per attivazione cerebrale del senso di sazietà.

Si parla quindi di sazietà nel breve periodo di tempo, se invece si considera il lungo periodo di tempo il discorso viene, in molti casi, ribaltato.

I cibi grassi, per esempio, hanno un basso potere saziante poiché concentrano un elevato potere calorico in un volume molto ridotto. Tuttavia i lipidi favoriscono il senso di sazietà a lungo termine, allontanando la comparsa del nuovo stimolo della fame.

Meglio dunque associare un po' di olio d'oliva ad un piatto di pasta, di carne o di verdura, sia per bilanciare il piatto dal punto di vista nutrizionale, sia per rallentare la comparsa della fame a lungo termine.



 

 

 

 

Ed - Segreti per dimagrire.


    Nessuno di noi ingrassa seguendo uno stile di vita corretto, soltanto pochissime malattie comportano un aumento di peso non legato a come mangiamo, per il resto mettiamoci l'anima in pace e riappropriamoci di noi stessi.

Ognuno di noi in base all'età, alla statura, al peso, al tipo di lavoro e in sostanza al suo stile di vita, ha un individuale ed unico consumo calorico da tenere in considerazione.

La prova bilancia settimanale, le modificazioni del peso in sette giorni sono spesso poco rilevanti, per non considerare la variazione di peso legata ai liquidi.

Se problema di sovrappeso c'è, può essere l'effetto di un disagio interiore dovuto alla necessità di affrontare lo "stress" della vita.
il problema del sovrappeso può dipendere dal fatto che l'Ipotalamo, la ghiandola che governa il peso, tende ad "accumulare grasso per difesa" nei confronti di stati d'animo negativi, specialmente paura, ansia, rabbia, depressione, delusione, lutti.

Esistono persone che, pur con sforzi enormi, non riescono a dimagrire e sono:

  • le persone che non si sono mai sentite amate o, comunque, non lo sono state come avrebbero voluto.

  • chi ha vissuto la fine di un rapporto affettivo o, comunque, vive una relazione conflittuale;

  • chi è in ansia per problemi economici o pratici;

  • quelli che hanno avuto gravi lutti non ben "digeriti" o hanno il timore di altri lutti;

  • chi ha, purtroppo, a che fare con malattie serie, proprie o di persone care;

  • quelli che hanno paura della morte, perché temono che tutto finisca e che la loro identità un giorno si dissolverà nel nulla;

  • le persone che hanno preso, per vari motivi, una serie di farmaci che hanno bloccato l'ipotalamo e il metabolismo.

Il "blocco funzionale" dell'Ipotalamo impedisce di ottenere un facile dimagrimento, perché, in una delle condizioni elencate, la ghiandola si mette sulla difensiva e accumula grasso con facilità, rallentando il metabolismo, che non funziona più come prima.

In una situazione di allarme dell'Ipotalamo l'errore più grande che si può fare è mettersi a dieta (dimagrante), perché questo creerebbe uno stato di allarme ancora maggiore.

Questo è il motivo principale per cui è molto difficile seguire una dieta. E se dieta c'è stata, i chili persi vengano puntualmente ripresi con gli interessi.


Il corpo umano è in grado di segnalare la carenza di determinati nutrienti, facendoci desiderare alcuni alimenti piuttosto che altri. Per questo ogni persona ha delle preferenze, ossia, ama molto alcuni cibi, mentre altri non riesce proprio a mangiarli; in effetti, la programmazione delle preferenze alimentari avviene già dalla primissima infanzia.

Purtroppo tante diete ipocaloriche e prescrittive, ci dicono cosa scegliere dal lunedì alla domenica e dalla colazione alla cena. Questo le rende poco idonee alle nostre predisposizioni genetiche e poco piacevoli.

Per cui, è meglio preferire regimi dietetici che ci permettono di scegliere, in base ai nostri gusti, tra un'ampia gamma di alimenti, anche suggeriti dalle le tradizioni familiari, culturali e sociali.

E' errato associare la parola "dieta" al termine "dimagrante". Dieta deriva dal greco "diaita", ed in medicina è stato utilizzato per indicare la ripartizione di cibi e pasti.

Con questa parola intendiamo, infatti, un regime alimentare equilibrato e vario, che soddisfi i fabbisogni nutritivi e possibilmente ci permetta di mangiare con piacere.


Più che di "dieta dimagrante" io parlerei di "dieta disintossicante":
Per ogni stagione dell'anno Primavera (21 Marzo), Estate (21 luglio), Autunno (21 Settembre), Inverno (21 Dicembre), stare tre giorni a digiuno, bevendo dai tre ai quattro litri di acqua oligominerale al giorno, e rinvigorire tutto l'organismo, secondo l'esperienza di chi ha goduto de "Il miracolo del Digiuno" (www.digiuno.it).



Per quanto riguarda il "dimagrire", è una cosa a lungo termine che, come abbiamo più volte ribadito, riguarda il tenore di vita: Sia il regime alimentare, sia il movimento fisico.
Spesso si vogliono ottenere rapidamente dei risultati visibili. Ovviamente, la perdita di peso passa spesso per un regime alimentare ristretto ed un’intensa attività fisica per riuscire definitivamente nell’impresa. Però esistono certi trucchetti delle nostre nonne che ci possono permettere di dimagrire più in fretta.
Con qualche semplice idea da mettere in atto assieme a dieta sana e palestra, senza dubbio la perdita dei chili di troppo sarà più rapida, o quanto meno più semplice.
Comunque ci sono dei semplici e innocui trucchi che ci aiutano:

1. Non pensate che potrete mai dimagrire, nemmeno digiunando, se la vostra vita la passate tra una sedia in ufficio, la macchina in città, il divano di casa e il letto.
Datevi una mossa! cominciate ad esplorare i quartieri della vostra città, a piedi, di buon passo. Fatevi, il fine settimana una bella scarpinata e sudata. Un po' di moto così, diventa il vostro svago quotidiano.

2. Non concedetevi a una dieta ... poca pasta, poco pane, poca carne, poche calorie, poco tutto. appena siete stanchi, il corpo vi presenta il conto con gli interessi, e diventate più grassi di prima.

3. Non fatevi assillare dall'idea di dimagrire, ma quella di essere sani e in forma. Invece di essere succubi di "diete dimagranti", prendete in mano la situazione e informatevi sugli Alimenti, sul Mangiare, e sul regime alimentare.

4. Una perdita di peso concreta e duratura richiede tempo e consapevolezza. Prendi appunti per riorganizzare la tua vita. Per trovare spazio a una dieta corretta e al giusto esercizio fisico.

5. Dillo a tutti della tua decisione, e del tuo nuovo comportamento. Può darsi che altri ti affianchino nel nuovo stile di vita.

6. Devi stare però nella realtà: ogni tanto controlla la bilancia, ti può dare dei consigli.

7. Via la noia! Non rinunciare al piacere di mangiare. Frutta e verdura sono disponibili in tante varietà, e aiutano a sbizzarrirsi nel completare tanti piatti Light.

8. Appena svegli passate dalla cucina: un bicchiere d'acqua e spremeteci dentro un limone.

9. Fate poi una bella colazione. Non temete, è la base della giornata: Yogurt, spremute, latte.

10. Oltre ai tre pasti quotidiani trovate altri spuntini in cui dividere la somma degli alimenti da assumere giornalmente. In pratica mangiate di meno, ma più spesso. La frutta o il formaggio mangiateli a merenda o a mezza mattina.

11. Quando si avvicina l'ora di pranzo o di cena bevete un bel bicchiere d'acqua e spegnete la "fame da lupi".

12. Come già detto, masticate bene il cibo e a lungo. Avete mai sentito il pane ben masticato diventare dolce in bocca?

13. Fate esperimenti con le tisane, non il solito tè o camomilla; la sera prima di andare a letto sarà un piacere.

14. Bere acqua e limone: Spremete mezzo limone in un litro d’acqua da bere durante tutta la giornata. è disintossicante, diuretico e potete bere fino a due litri al giorno di questa bevanda.

15. Lavarsi i denti dopo i pasti: Se ci si lava i denti mattino e sera, è bene anche farlo il pomeriggio dopo il pranzo poiché il sapore degli alimenti in bocca vi farà venire voglia di mangiare nuovamente la sera.

16. Mettere del pepe su tutti i piatti: Il pepe aiuta la digestione e quindi, permette di bruciare più rapidamente i grassi. Quindi, non esitate a pepare per bene tutti i vostri piatti.

17. Non mangiare dopo le sette: Fatevi dodici ore filate di sonno senza mangiare. In questo modo, durante la sera e la notte brucerete le riserve di grasso.

18. Bere del tè verde: Bere tè verde permette di bruciare 80 calorie in più al giorno. si tratta quindi di un rimedio della nonna indispensabile per dimagrire più in fretta.

19. Mettere del prezzemolo in tutti i piatti: Il prezzemolo è diuretico, combatte la ritenzione idrica e regola il livello di zucchero nel sangue. Utilizzate quotidianamente quest’alleato dimagrante nei vostri piatti.

20. Bere tisane alle ortiche: Fate bollire una manciata di foglie d’ortica in mezzo litro d’acqua per prepararvi una tisana dimagrante molto efficace per eliminare i grassi.

21. Mangiare le patate fredde: Le patate fredde sviluppano l’amido resistente, che sazia senza essere assimilato sotto forma di grasso. Non esitate dunque a consumarle così.

22. Bere l’acqua di cottura dei carciofi: L’acqua di cottura dei carciofi ha certamente un sapore amaro, ma ha eccellenti proprietà diuretiche. Non gettatela e bevetela per dimagrire più in fretta.

23. Cospargersi di fondi di caffè: La caffeina è considerata un componente dimagrante spesso utilizzato all’interno delle creme dimagranti. Allo stesso modo, cospargersi le cosce con fondi di caffè permette di snellirle.

24. Fare la spesa a stomaco pieno: Questo metodo è particolarmente utile, poiché fare la spesa quando si ha fame incita a comprare più prodotti dall’alto valore calorico.

25. Sgranocchiare un pomodoro al mattino: Sgranocchiare un pomodoro crudo al mattino può aiutarvi a dimagrire più velocemente regolando il vostro tasso di colesterolo.

26. Mangiare zuppa alla sera: Si sa, la sera bisogna mangiare leggero. Una zuppa di legumi vi sazierà e vi fornirà tutto ciò di cui avrete bisogno per resistere fino all’indomani.

27. Fare più spesso i lavori di casa: Le vecchie generazioni fanno i lavori di casa più spesso rispetto alle nuove. Ora, un’ora di lavori di casa fa perdere 200 calorie, quindi non evitate più di farli !

28. Mangiare frutta come dessert: Al posto di latticini o dolci, mangiare un frutto dopo ogni pasto è una buona abitudine che vi permetterà di dimagrire più in fretta.


    informazioni prese da www.my-personaltrainer.it
















 

25.12.2016