E R O S  

Parte prima

 

Indice (Links)

Parte prima

Parte seconda

 

 

 

 

 




     Il Sesso è uno dei più complessi ed appassionanti misteri della natura. Perchè i meccanismi dell' evoluzione che favoriscono sempre l' adozione delle soluzioni più efficaci, hanno favorito l' adozione, da parte di così tante specie, del sesso? Considerato con tutti i preliminari (incontri, corteggiamento, riti, regali, ... ), il sesso richiede un enorme dispendio di energia. è molto meno efficace di altri sistemi per svolgere la funzione principale: Fare figli.
     Gli organismi asessuati producono il doppio di figli senza modificare il loro patrimonio genetico (cloni). Noi "sessuati" ogni volta che facciamo un figlio rimescoliamo i nostri geni con quelli del partner, col rischio di peggiorare la miscela: l' unico scopo di questa faticosa ricombinazione di geni è sopravvivere. Cambiando continuamente il Dna e salvaguardando la varietà, il sesso garantisce più possibilità che esistano individui capaci di resistere ai parassiti (virus) e salvare la discendenza. Se un virus attacca una specie fatta di organismi tutti uguali, può distruggerli dal primo all' ultimo.
     Questa la teoria; ma è la spiegazione perchè il sesso sta dilagando e invadendo ogni aspetto della nostra vita? è questa una "misteriosa", ma piacevole, invasione. Per il sesso c' è chi dilapida patrimoni, compie azioni di cui non si sarebbe mai creduto capace, commette reati. Il sesso è importante nella nostra vita quotidiana, nel modo in cui ci vestiamo, ci curiamo, ci impegniamo e ci comportiamo sul lavoro, scegliamo un' auto, decidiamo dove passare le vacanze. Represso per secoli, liberato è esploso come fenomeno di erotizazione di quasi tutte le aree della nostra esistenza. Può essere mercificato, e per questo la società dei consumi lo esalta.
     Ma per l' uomo il bisogno d' amore è una spinta più importante della pulsione erotica. Richiede più impegno e più tempo. e soprattutto non si può comprare.






 

 

 




Abitudini sessuali dei nostri antenati.

"Fare l'amore è bello, restare incinta è sgradevole", dice un proverbio sumerico del 2000 a. C., che esprime molto bene la concezione che Sumeri e Assiro-Babilonesi avevano del sesso; e diventa ancora più evidente se si aggiunge che il proverbio era pronunciato da una donna e che l'espressione tradotta con "fare l'amore" nel testo originale significava "essere penetrata". Presso questi popoli il sesso era religione e il luogo più adatto per farlo era il tempio, dove centinaia di sacerdotesse della dea babilonese Belit-Ishtar si concedevano ai fedeli. Era sufficiente versare un'offerta: l'accoppiamento avveniva nei dintorni del tempio, alla vista di tutti, perché non c'era pudore, il coito era considerato un gesto sacro e l'orgasmo un modo per avvicinarsi agli dei. Ancora più sorprendente, visto con gli occhi di un europeo del XXI secolo, è però l'assoluto, e spesso molto violento, dominio maschile nel rapporto tra i sessi: una caratteristica comune a gran parte delle civiltà avvicendatesi nei 4 millenni successivi. In altre parti della città, era per esempio usanza riunire tutte le più belle ragazze da marito: dopo averle fatte spogliare, venivano messe all'asta. Era perfino previsto che i Babilonesi, prima di acquistarle, le "provassero" sul posto. Il ricavato di tale vendita forniva la dote alle ragazze brutte e storpie, in modo che anch'esse potessero sposarsi.

• Capezzoli colorati
In Egitto l'amore era esaltato con naturalezza, senza pregiudizi e sensi di colpa. La nudità era normale: la maggior parte delle donne andava in giro poco vestita o con abiti così trasparenti da lasciare poco all'immaginazione. Forse per questo le donne, invece di spogliarsi per prepararsi all'amore, si coprivano: indossavano una parrucca elaborata e profumata di essenze, si dipingevano i capezzoli, inoltre cospargevano i peli del proprio sesso con unguenti e sostanze afrodisiache. In altre situazioni, invece, le donne inscenavano veri e propri spettacoli di strip-tease in cui le ballerine rimanevano "vestite" di soli tatuaggi o di una sottile cintura di perle.

• Bava dì stallone
La posizione preferita per il sesso era in piedi, anche perché il letto sarebbe stato inventato solo alcuni secoli più tardi e la posizione "del missionario" era molto poco piacevole su una stuoia. In una società in cui fare sesso non era difficile, erano molto diffusi i prodotti afrodisiaci e i contraccettivi. Perché la donna potesse provare più piacere si consigliava per esempio di ungere, prima del rapporto, il pene del partner con la bava di uno stallone o con una miscela di miele e acacia triturata. Per evitare gravidanze indesiderate, invece, si ricorreva o a preservativi ricavati da intestini d'animale, oliati e profumati o a cappucci di lino ricamato (i ricami erano in rilievo per dare più piacere alla donna) legati alla base del pene. Per essere grandi amatori, secondo gli egizi, bisognava inoltre mangiare tanta cipolla (vietata infatti ai sacerdoti che avevano fatto voto di castità).

• Spettacoli "a luci rosse
Nell'Atene classica fu elaborata un'organizzazione del piacere a pagamento che sarebbe stata presa a modello anche da Roma. Un proverbio dell'epoca diceva "Le prostitute sono per il piacere sessuale, le etere (letteralmente "compagne". In pratica prostitute di lusso) per le cure di tutti i giorni e le spose per aver una discendenza legittima". La città di Atene acquistava centinaia di giovani schiave per i suoi cittadini con l' obiettivo garantire la castità delle donne libere. Ecco come uno scrittore descriveva il classico rapporto che il greco medio aveva con il sesso: «I giovani della nostra città possono trovare belle ragazze nei bordelli e le possono vedere scaldarsi al sole, disposte in fila a seno nudo. Ognuo può scegliere la ragazza che si adatta ai suoi gusti, esile o grassa, alta o magra: un prezzo diverso per posizioni diverse. Tali bordelli sono aperti sempre, di giorno e di note». Con i profitti tratti dal commercio di queste donne, ad Atene si costruì anche un tempio in onore di Afrodite Pandemia protettrice dell'amore a pagamento. Un momento importante nella giornata degli ateniesi di buona società era il simposio, cioè il banchetto, alla fine del quale si svolgevano spesso spettacoli "a luci rosse'' che si ispiravano a scene della mitologia: uno dei più gettonati era l'incontro del dio Bacco con Arianna, interpretato da veri pornodivi dell'epoca di fronte ai convitati estasiati e molto eccitati.

• Romani puritani e gelosi
Prima di assimilare i costumi greci, i romani erano invece molto puritani nei costumi sessuali. Basti pensare che ancora in epoca augustea (fine I sec. A.C.) era considerato deprecabile che un'amante scoprisse il seno o facesse l'amore con la lucerna accesa. Fissare in pubblico una matrona romana sposata era considerato un atto simile allo stupro. Si sa di mariti che fecero malmenare a sangue gli amanti delle proprie consorti, spinsero i propri schiavi a orinare e defecare su di loro e infine li fecero sodomizzare. Questo non toglie che anche a Roma, nelle case più ricche, andassero di moda, alla fine delle feste, spettacoli a luci rosse. L'imperatore Nerone organizzò addirittura un villaggio del sesso: ancorò una grande zattera in uno stagno in Campo Marzio su cui furono disposte le tavole del banchetto. La zattera era raggiungibile con barche manovrate da schiavi omosessuali suddivisi in squadre, secondo le loro abilità sessuali. Intorno allo stagno era stato costruito un villaggio "a luci rosse" dove le più belle prostitute della città, completamente nude, assumevano pose oscene o si lanciavano in spettacoli saffici: a gestire queste case l'imperatore aveva imposto che fossero molte matrone o vergini di buona famiglia di Roma, che dovevano recitare la parte di prostitute o di ostesse.

• Repressione imperiale
è opinione comune che il Medioevo e il Cristianesimo abbiano provocato una svolta nella concezione e nella pratica sessuale. In realtà, secondo Qli storici, la svolta avvenne molto prima, già durante l'impero romano. «La repressione sessuale arrivò con la legge imperiale romana». La nuova religione cristiana trasformò poi con la forza della legge divina un comportamento di pochi aristocratici in legge universale, regolamentando i rapporti amorosi, condannando l'aborto. proibendo la bisessualità. I medici sostenevano che l' eiaculazione maschile era uno sforzo costoso a livello fisico, di conseguenza era necessario gestire con parsimonia il proprio sperma. L'abuso del coito era considerato pericoloso, perché, si diceva, abbreviava la vita, debilitava il corpo prosciugandolo, distruggeva gli occhi.

• Donne incontrollabili
Inoltre l'uomo doveva saper fermare la donna, considerata più soggetta al desiderio sessuale perché capace di avere orgasmi ripetuti. Era quindi importante che l'uomo non si abbandonasse a smodate carezze con la consorte per evitare che l'eccitazione femminile diventasse inarrestabile. Meglio soddisfare la donna ingravidandola. Vi erano precisi divieti e conseguenti penitenze per i coniugi che praticavano sesso: per esempio se "Ti sei accoppiato da dietro con la tua sposa o con un'altra donna, come fanno i cani, farai penitenza 10 giorni a pane e acqua. Se ti sei unito con la tua sposa o con un'altra donna nel loro periodo mestruale, farai penitenza per altri 10 giorni con pane e acqua". .. e così via.

• Abbasso il piacere
Tutte queste regolamentazioni portarono anche nel Medioevo una grande diffusione dei bordelli. Le case da appuntamento erano spesso camuffate da bagni pubblici: sembra, infatti, che fosse considerato molto erotico incontrare e consumare l' appuntamento con la prostituta nelle grandi tinozze di legno colme di acqua calda e proseguire poi in grandi letti chiusi da pesanti cortine. La Riforma protestante e la Controriforma cattolica limitarono, alla fine del XVI secolo, sempre più la presenza del piacere sessuale nella società, bollandolo spesso come peccato mortale. La bellezza femminile era considerata una trappola di Satana. Si doveva fare l' amore il più vestiti possibile, di notte, evitando a tutti i costi la nudità. Si consigliava la posizione del missionario classica, e una penetrazione violenta con eiaculazione veloce, nella quasi totale indifferenza per il piacere della compagna. Posizioni diverse erano considerate pericolose, provocavano la collera di Dio. offendevano l'ordine naturale e potevano originare figli deformi.

• Borghesia ipocrita
Le grandi rivoluzioni del XVIII secolo (americana. francese. e industriale), portarono in molti ambiti la ragione e la scienza a trionfare sulla superstizione; tuttavia i pregiudizi sul sesso, invece di sparire, si rafforzarono ancora di più: la società borghese nascondeva i propri comportamenti sessuali. Anzi: doveva reprimerli o convogliarli nelle case di tolleranza. Questo fece sì che la prostituzione in Europa si diffondesse a macchia d'olio: solo a Parigi, prima della I Guerra mondiale, "operavano" 500 mila prostitute! Solamente la diffusione delle malattie veneree, la rivoluzione sessuale del 1968 e il femminismo sarebbero riusciti a ribaltare millenni di pregiudizi sessuali e di maschilismo.




 

 

 




Eros Si & No

    Sacerdoti celibi, anticoncezionali vietati, verginità prima del matrimonio, masturbazione peccaminosa... la religione sembra proprio considerare il sesso come un male, anche se un male necessario.

• Kamasutra nel tempio
   Non è però sempre stato così, soprattutto in Oriente. Anzi, a parte alcuni tabù sessuali che tutti condividono (come l'incesto e l' adulterio), il sesso in molte religioni del passato era visto come strumento per ricongiungersi a Dio. In India, per esempio, esisteva una categoria di donne. le Devadashi, alle quali era affidato il compito di esercitare, nei templi, la funzione dì "prostituta del dio": ne parlano già i Veda, i testi sacri dell'induismo, elaborati fra i 2500 e il 500 avanti Cristo. Anche il famoso manuale Kamasutra, che illustra le diverse posizioni dell'amplesso sessuale. non era affatto considerato un testo pornografico. Al contrario, aveva tali connotazioni religiose che alcuni tra i più azzardati intrecci umani da esso descritti sono scolpiti sulle pareti esterne di vari templi in India.

• Riassorbire lo sperma
   In Cina regnava il taoismo. una dottrina filosofico-religiosa fondata nel VI secolo avanti Cristo da Lao-Tse. Il Tao è il principio cosmico originario, nel quale si fondono lo Yang e lo Yin (ovvero il principio maschile e quello femminile). Gli uomini hanno una sostanza vitale yang (lo sperma), le donne una sostanza vitale yin (le secrezioni vaginali) che insieme formano il principio stesso della vita. La loro unione sessuale, dunque, è sacra.
   I Cinesi, anzi, andarono anche oltre. Ritenevano infatti che l' uso costante di tecniche e pratiche erotiche garantisse salute e longevità. Tanto che già ai tempi della prima dinastia Han (206 a. C. - 24 d. C.) esistevano ben 80 opere che descrivevano minuziosamente le modalità e i benefici di ogni aspetto della sessualità umana. Con una singolarità: nella sua forma estrema, l'unione sessuale taoista non doveva culminare nell' eiaculazione. Lo sperma accumulato andava invece trattenuto affinché, giunto al cervello attraverso la colonna vertebrale, si trasformasse in puro spirito vitale.
   Più tardi, al taoismo si affiancò il confucianesimo (fondato fra il VI e il V secolo avanti Cristo da Confucio): una dottrina molto più puritana, ma che comunque incoraggiava l'attività sessuale e promuoveva l'uso delle tecniche erotiche del taoismo, anche se principalmente allo scopo di avere figli sani e forti.

• Culto del pene
   Uno degli aspetti che accomunavano in passato religione e sesso era il mito della creazione, vista spesso come una riproduzione sessuale di ordine superiore. Gli dèi, in un certo senso, erano quindi veramente padri e madri del mondo, come accadeva per esempio in Egitto.
   Sempre in Egitto era molto diffuso il fallotenismo, cioè il culto del pene, legato alla fertilità dei campi, degli animali e degli uomini. Praticato soprattutto dalle donne, aveva profonde radici religiose. Di culti simili si sono trovate tracce in India, in Grecia e a Roma.
   Molto più antica dell'Afrodite greca e della Venere romana era poi Hator, dea dell'attrazione sessuale e dell'amore. Il principale centro di culto della dea era la città di Denderah, in Egitto, dove ogni anno il popolo celebrava in suo onore la "festa dell'ebbrezza" che durava 13 giorni e aveva un carattere orgiastico.

• Le scappatelle di Zeus
   Nella culla della civiltà occidentale, la Grecia antica, le cose non andavano in modo molto diverso. Lo si intuisce già dal comportamento sessuale delle divinità, che era la proiezione fantastica delle virtù e dei vizi del popolo greco. Zeus, signore degli dèi, si concedeva per esempio frequenti avventure amorose, anche con donne mortali, benché avesse una consorte divina.
   Il liberalismo erotico greco comincia dall'esaltazione del corpo umano nudo. Soprattutto fra gli scultori attivi a partire dal V secolo avanti Cristo, il nudo trova la sua più alta idealizzazione nella ricerca, essenzialmente religiosa, della forma umana ideale con le statue di Apollo, dio della luce, e di Afrodite, dea della bellezza.

• Zampe di caprone
   Il cosiddetto "amore greco'', cioè il rapporto sessuale fra uomo e uomo non escludeva affatto il rapporto fra uomo e donna; più che di omosessualità, si trattava quindi di bisessualità.
   Bisessualità praticata anche da varie divinità maschili, a cominciare da Zeus che appare di gran lunga il più libertino tra gli dèi, quasi a sancire anche sotto questo aspetto la sua supremazia sugli altri.
   Nel pantheon greco, infine, esistevano figure che facevano del sesso l'unica ragione di vita: i satiri, raffigurati con zampe di caprone e torso e testa umani. celebri per l'inesauribile potenza sessuale. Tanto celebri che ancor oggi la parola "satiro" evoca libidine e potenza sessuale.

• L'amore è femmina
   Per i Romani, fin dai primi tempi della Repubblica, al momento  culminante dell'unione sessuale c'è un dio che interviene. La differenza maggiore rispetto ai Greci è che l' intervento divino diventa femminile (Venere sostituisce Eros), come ad affermare che l'amore è prerogativa femminile ed è la donna che dà valore sacro all'unione carnale.
   C'è poi Iside, la dea di origine egiziana che trionfa a Roma contemporaneamente all'evoluzione dei costumi e all'emancipazione della donna. Iside impone penitenze e periodi di castità rituale alle donne, ma protegge la loro dignità ed esalta la loro potenza erotica e generatrice. Tutti gli inni che celebrano Iside le attribuiscono il merito di avere insegnato agli esseri umani l'amore, dando loro il mezzo per trionfare sulla morte.

• La "sozza libidine"
   Nel cristianesimo, la concezione dell'erotismo come peccato, e perciò da reprimere, risale ai primi padri della Chiesa, in particolare ad Agostino da Ippona. Nelle sue opere, scritte agli inizi del V secolo, Sant' Agostino attribuisce gran parte dei mali dell' umanità, se non tutti, alla "libidine" che dà vita alla "massa dannata" dei peccatori. Se non ci fosse stato il peccato originale commesso da Adamo ed Eva, la libidine non avrebbe posto sulla Terra, i figli verrebbero generati «senza conoscere la vergognosa concupiscenza, l'uomo li metterebbe al mondo con ordine e numero, mosso da volontà, non eccitato da sozza libidine». La visione di Sant' Agostino fu determinante nel bandire ogni caratteristica sacra dal sesso.
   Dal Medioevo all'Età Moderna, il marchio di peccato impresso  sull'erotismo è servito, nella cultura cristiana in Europa e altrove, come strumento di dominio, di repressione, di intimidazione, spesso in alleanza con il potere politico. Tendenza culminata, nel XVI secolo, con la Riforma e la Controriforma, vale a dire due ondate di moralismo e persecuzione identiche negli effetti anche se di segno contrario (fu allora, per esempio, che la nudità scomparve da molti affreschi sacri).
   Dal Medioevo a oggi la tendenza si è comunque invertita, benché persista una frattura fra sesso "ufficiale" e sesso "reale".






 

 

 




Potere e Sesso

   • Potere e Sesso sono sempre andati di pari passo. Spesso il secondo è stato usato per raggiungere il primo. Ma ancor più spesso chi deteneva il primo ha ottenuto come corollario anche il secondo. Il sesso è il motore della Storia: Una lagge di natura, spietata ma motivata, che vige fra gli uomini come fra gli animali più evoluti. Nei rapporti con l' altro sesso il maschio dominante di un branco ha più successo rispetto ai subordinati, garantendosi l' esclusiva su tutte le femmine del gruppo. Succede fra i leoni e i gorilla (si chiama Alfa il gorilla dominante). Lo scopo di questa legge biologica, che abbina sesso e potere, è chiaro: garantire alla prole un padre rispettato, quindi un'adeguata protezione e maggiori probabilità di sopravvivenza. Hanno applicato questo principio, che vale per gli animali, esseri umani emuli del gorilla Alfa: Benito mussolini, il brutto Aristotele Onassis, Boris Eltsin, negli anni '30 alcune donne tedesche provavano qualcosa come l' orgasmo ascoltando i discorsi dell' ometto nevrotico Adolf Hitler. Comun denominatore, fra questi personaggi, il potere politico o economico.


• Nelle civiltà passate, il sesso aveva anche una valenza religiosa e sociale, ed è stata la fusione di fede, erotismo e poesia. Il potente re dell'antico Israele, Salomone, figlio di Davide, personaggio venerato da tre grandi religioni (ebraismo, cristianesimo e islam) nonché emulo del gorilla Alfa: pare avesse 700 mogli e 300 concubine. Il suo cantico dei cantici è nella Bibbia: "I tuoi seni sono come due cerbiatti gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli". A Tiro e a Sidone tutte le fenicie in età da marito, prima di sposarsi, venivano arruolate come prostitute sacre nel tempio della dea della fertilità (ma anche della guerra) Astarte, che le metteva "a disposizione" dei pellegrini in cambio di un'offerta. Solo dopo aver dimostrato sufficiente devozione alla dea (cioè solo dopo aver raccolto una somma prestabilita) una donna era libera di tornare a casa, essendosi guadagnata il diritto di convolare a giuste nozze. Facendo di nuovo valere le ragioni biologiche del "motore della Storia".


• è stato il sesso, attraverso il meccanismo dell'incrocio del patrimonio genetico di maschi e femmine, a determinare il passaggio dai primi ominidi a ciò che noi siamo oggi. Certe caratteristiche fisiche - per esempio un bacino più largo (e quindi adatto al parto), grandi seni o una struttura scheletrica leggera ma resistente per le donne. La forza muscolare o un'alta statura sono state di volta in volta preferite nella scelta del partner uomo. Le caratteristiche più premiate nelle diverse epoche furono poi diffuse dall'arte, dalla letteratura e dalla poesia come criteri estetici e canoni di bellezza. Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata tutta la faccia della Terra perché Antonio non si sarebbe innamorato della regina, l'Egitto non sarebbe finito sotto il diretto controllo romano e quindi gli equilibri nel Mediterraneo (e di conseguenza il corso della Storia) sarebbero stati diversi.


• Che il sesso fosse decisivo nelle questioni dinastiche si sapeva fin dal tempo dell'Iliade: Omero non racconta forse di una guerra combattuta 3 mila anni fa per una donna, Elena? A Omero fece eco lo storico romano Tito Livio, narrando che uno dei primi conflitti scatenati da Roma puntava proprio a un bottino sessuale: le donne dei vicini Sabini (che effettivamente si unirono ai Latini, forse però senza alcun "ratto"). Ai lanzichenecchi del '400 e del '500, fu garantito il diritto di saccheggiare case e razziare donne nei territori conquistati. Ed è noto, infine, che negli Anni '30 del secolo scorso le campagne coloniali fasciste suscitarono consensi anche grazie alla prospettiva (in seguito contrastata con motivazioni razziali) di unirsi alle donne dell'Africa orientale, esaltata da Giuseppe Micheli e Mario Ruccione in una celebre marcetta: "Faccetta nera, bell'abissina / aspetta e spera che già l'ora si avvicina... ".


• Guerre e invasioni hanno portato alla vicenda umana, insieme a orrori e nefandezze, anche qualche vantaggio. In America Latina, dopo una prima fase di massacri, gli accoppiamenti fra conquistadores bianchi, nativi e neri evitarono ciò che accadde nel Nord, dove la promiscuità non ci fu e dove i pellerossa non furono mai integrati, finendo sterminati. Negli Stati Uniti, bianchi, latinos e neri vivono vite sociali e sessuali separate. Una separatezza che si ritrova in tutti i Paesi colonizzati dagli anglosassoni: in Australia, Sudafrica e India i meticci sono una rarità. Spagnoli e portoghesi in Sudamerica (ma anche i russi in Asia Centrale, gli arabi in Nord Africa, i francesi ai Caraibi) hanno invece dato vita a popoli di sangue misto. Perché questa differenza tra cultura latina e anglosassone? Tutta colpa del puritanesimo inglese che prese piede nell'Inghilterra a cavallo fra '500 e'600; una reazione contro il papato (e contro il clero anglicano) accusato di essere corrotto, anche nei costumi sessuali. Va infatti ricordato che il cristianesimo aveva separato, per la prima volta nella Storia, il sesso dalla sfera sacra. In precedenza, gli dèi grecoromani erano fortemente caratterizzati sessualmente. In Oriente, nell'India antica, il Kamasutra era un testo religioso, ancor prima che erotico. E lo stesso islam, che sul tema ci appare oggi rigidissimo, storicamente ebbe con il sesso un rapporto più aperto del cristianesimo: Maometto aveva varie mogli, i califfi suoi successori anche. Questa "anomalia" determinò conseguenze a catena. La prima fu che, una volta eliminato il suo legame con la sfera sacra, il sesso fu visto solo come un male assoluto. Per questo molti potenti dell'Occidente hanno cercato di accreditarsi come "esenti" da pulsioni sessuali». Dal papa, unico monarca al mondo votato alla castità, alle regine inglesi "sessuofobe" (Elisabetta I e Vittoria), fino a George W. Bush, che quando si insediò alla Casa Bianca sottopose a una benedizione-esorcismo la sala dove si incontravano Clinton e la Lewinski. Le frequenti "deroghe" a questa separazione fra sesso e cristianesimo indignarono i puritani inglesi, che poi fondarono le prime colonie nordamericane.


• Ottenuto il primo embrione umano clonato, Il sesso perde, pensano in molti, il suo ultimo potere: l'esclusiva della procreazione. Negli Anni '30, lo scrittore britannico Aldous Huxley aveva immaginato un'umanità generata artificialmente e composta da cloni, divisi in caste programmate al servizio di registi occulti, i quali davvero pensavano che “kumannari è megghiu ca futtiri”. A proposito: in quel mondo, oltre al sesso, era bandito anche l'insegnamento della Storia, sua inseparabile compagna.


• Negli ultimi 150 anni si è discusso se all'alba della Storia il potere fosse prevalentemente maschile o femminile. «Senz'altro femminile» rispose a fine '800 Johann lakob Bachofen, storico svizzero delle religioni e padre della teoria del matriarcato originario. Secondo Bachofen i sacerdoti maschi delle civiltà protostoriche "detronizzarono" divinità femminili preistoriche, sostituendole con sommi dèi maschi. Quel primigenio "golpe celeste" (di cui resterebbe traccia nei miti greci, dove si narra il succedersi di tre generazioni divine) sarebbe la prova dell'avvento del patriarcato, cioè del predominio sessuale, economico e politico degli uomini.


A Wilczice, un villaggio polacco, l'archeologo Romuald Schild, dell'Accademia delle scienze dì Varsavia, ha scoperto nel marzo scorso (2007) una trentina di statuette femminili di 15 mila anni fa, apparentemente legate al culto delle 'Veneri preistoriche" considerate da molti legate all'antichissimo culto di una Grande Madre. Obietta lo storico delle religioni antiche Paolo Scarpi: Il concetto di Dio come lo intendiamo noi apparve solo nel III millennio a. C., E da allora molte tra le più importanti società umane sono state impostate su un modello patriarcale. E le statuette di Wilczice o ì tanti altri reperti simili? Reperti preistorici che raffigurano donne sono numerosi quanto quelli che raffigurano uomini, risponde Scarpi. «Ma che si riferiscano a divinità è un'interpretazione di noi moderni". Anche se sono state magari trovate in tombe e aree sacre, non ci sono insomma certezze che quelle immagini rappresentino delle divinità.


• Ci sono uomini (e donne) che preferiscono inseguire cariche e poltrone piuttosto che dedicarsi alle conquiste amorose. Perché? Secondo i fondatore della psicanalisi Sigmund Freud (1865-1939) le radici di questo comportamento sarebbero da cercare nella cosiddetta "sublimazione". Nei suoi scritti, Freud ipotizzò che la sessualità attingesse tutta la sua energia a una riserva inesauribile, che chiamò libido. Ma questa energia può essere diretta, proprio attraverso i processo di sublimazione, verso obiettivi diversi dal sesso: gli impulsi del desiderio potrebbero cioè deviare dal loro oggetto naturale verso qualcosa di socialmente più accettabile. Proprio indirizzando le energie sessuali verso obiettivi diversi dalla riproduzione, artisti, scienziati, politici e altri grandi della Storia avrebbero compiuto imprese che hanno favorito il progresso umano. La conquista del potere non sarebbe dunque altro che uno di questi "obiettivi" alternativi per gli Istinti sessuali. Così, nella mitologia greca, la prima moglie di Zeus, Meti, è l'unico "oggetto del desiderio" della divinità. Ma poi, di fronte al rischio di perdere il potere a causa della nascita di un figlio da Meti, Zeus preferisce sacrificarla e rimanere il dio supremo. E il re d'Inghilterra Enrico VIII (1494-1547) sacrificò volentieri 8 mogli pur di restare su trono.




 

 

 




Le donne votate al sesso

     Se eserciti, pulpiti, cattedre e troni sono stati spesso negati al sesso femminile, di una cosa non si è mai dubitato: che grazie al proprio ascendente sugli uomini le donne potessero distruggere quegli stessi eserciti, pulpiti, cattedre e troni. Ma le avventure (non sempre a lieto fine) di molte cortigiane insegnano che non basta un corpo flessuoso per sedurre. Occorre anche un cervello scattante.

Tradita gli occhi viola di Elizabeth Taylor, che l'ha interpretata sul grande schermo nel 1963, per noi Cleopatra è solo la sensuale e un po' isterica regina che prima sedusse Cesare (dandogli un figlio, Cesarione), poi passò a Marco Antonio (dalla loro passione nacquero due gemelli) e infine riuscì quasi a sedurre anche Ottaviano (il futuro imperatore Augusto) prima di suicidarsi trentanovenne. Ma anche se, come confermerebbe la recente scoperta di una moneta del 32 a. C. con la sua effigie, non era proprio una bellezza (il grande naso è però forse frutto della leggenda) aveva enorme fascino.

Cleopatra VII, figlia di Tolomeo XII e ultima "faraone" d'Egitto, salì al trono diciassettenne, nel 51 a. C. Dovette sposare il fratellastro Tolomeo XIII, di appena 10 anni, che tentò presto di farla fuori. Rimessa al suo posto da Cesare (di cui divenne l'amante), sposò un altro fratello, Tolomeo XIV, che forse fece avvelenare nel 44 a. C. Gli storici romani cercarono subito di demolirla: Plinio il Vecchio la definì regina meretrix.
Recenti studi spiegano quest'odio con il fatto che Cesare, attraverso l'imposizione della sua figura (identificata con la Venere dell'Esquilino), pare avesse tentato di introdurre a Roma il culto orientale del re divinizzato, anticipando così ciò che sarebbe avvenuto con l'impero.
Con i cristiani non andò meglio: Dante la spedì all'inferno tra i lussuríosi, Boccaccio ne condannò la "lascivia". Dal '700 in poi fu principalmente una maestra di erotismo.
La realtà storica è che Cleopatra tentò di salvare l'autonomia politica dell'Egitto. Parlava molte lingue, conosceva la letteratura e tentò di ripristinare la tradizione faraonica, messa in ombra dalla civiltà greco-ellenistica.


La greca Frine, celebre soprattutto per il processo contro di lei, è stata prima di tutto una prostituta spiritosa e raffinata.. Un' etèra, ovvero una donna che, oltre al proprio corpo, vendeva la sua capacità di suonare, danzare e conversare.
Frine, "Ranocchietta", era un soprannome: in realtà si chiamava Mnesarete, "Colei che fa pensare alla virtù". Era ; nata a Tespi, cittadina della Beozia, nella prima metà del IV secolo a. C. Al contrario di molte sue colleghe, era di condizione libera, ma si prestò a fare i lavori più umili: "raccoglieva capperi" scrisse di lei il poeta Timocle. Ad Atene, divenne una prostituta ricercatissima. Guadagnò molto e riuscì a studiare, diventando l'influente amica di artisti, politici, magistrati e scrittori. Una rarità in Grecia, dove le donne "perbene" non uscivano di casa. Fu l'amante-musa del grande scultore Prassitele e del più celebre pittore dell'antichità, Apelle, che la raffigurò come Venere che emerge dalle acque. Quando, tra il 350 e il 340, fu condotta davanti al tribunale di Atene con l'accusa di avere offeso gli dèi, il suo difensore Iperide la spogliò davanti ai giudici esclamando: "Come può una simile bellezza offendere gli dèi?!". E vinse la causa. Della fine di Fine non sappiamo nulla. Sappiamo però che, ricca com'era, si offri di ricostruire le mura di Tebe (capitale della Beozia) distrutte da Alessandro Magno nel 335 a. C. Chiese in cambio solo una lapide che ricordasse: "Alessandro le ha distrutte, Frine le ha ricostruite". I notabili di Tebe però rifiutarono, sdegnati.

Se Frine amava Tebe, un'altra etèra, Taide, volle vendicare Atene, distrutta dai Persiani nel 480 a. C. Quando, 150 anni dopo, Alessandro Magno invase l'Asia Minore, il sovrano macedone si era portato dietro, oltre ai soldati, un esercito di cortigiane. Taide era una di loro. Seguace del dio Pan, suonatrice di flauto e danzatrice, proprio grazie alla danza riuscì a compiere l'impresa che la fece entrare nella Storia: l'incendio della reggia persiana di Persepoli.
Alessandro era rimasto abbagliato dalla splendore della città conquistata e non intendeva certo distruggerla. Per convincerlo, la donna pronunciò un discorso che lo storico greco Plutarco giudicherà secoli dopo "troppo elevato per una come lei". Dimenticava quanto un'etèra, magari educata in una delle scuole dove si insegnavano "eros e poesia" sparse per la Grecia, potesse essere colta. In una notte di bevute e di danze sfrenate, comunque, Alessandro decise di accontentare Taide.

Alla corte dei papi. L'eredità delle colte etère greche fu raccolta, nel Rinascimento, dalle "cortigiane oneste", come le definì il capo cerimoniere di papa Alessandro Borgia. Veronica Franco, la più celebre e la più influente di loro, era nata a Venezia nel 1546. Borghese, era a sua volta figlia di una cortigiana, che divenne la ruffiana della figlia. Dopo un matrimonio combinato fallito, conobbe Jacomo di Baballi, il più ricco mercante di Ragusa (oggi Dubrovnik) e primo dei suoi amanti-protettori.
In una delle 50 lettere che lei stessa pubblicò nel 1580, Veronica scrisse che avrebbe passato tutto il suo tempo nelle accademie, se solo le fosse stato concesso. Ma anche se diventò poetessa e patrona delle arti, la sua pagina di Storia la scrisse fra le lenzuola. Per la gloria di Venezia, infatti, fu spedita nel letto di Enrico dì Valois, futuro re di Francia. Questo non le evitò di finire nelle mani dell'Inquisizione, con l'accusa (frequente per le cortigiane) di stregoneria. Come Frine, fu salvata dalle sue conoscenze, o forse dalla sua bellezza.


La stagione delle grandi cortigiane finì all'inizio del '900 con la Belle époque, quando Parigi dívenne la capitale delle grandes horizontales, le "grandi orizzontali". La più celebre fu Carolina Augustina Carasson (o Iglesias), meglio nota come la Bella Otero. Lei raccontava di essere una gitana andalusa figlia di un greco morto in duello, ma la realtà era meno romantica: nata in Galizia (Spagna del Nord) da una madre prostituta che la maltrattava, Carolina era la seconda di sette figli, tutti di padri diversi e ignoti. Per di più, a 11 anni fu violentata, rimanendo sterile. Fuggita di casa e da un collegio, a 18 arrivò a Parigi. E qui iniziò la sua carriera. Avrebbe voluto diventare attrice o cantante, ma sapeva soprattutto ballare con movenze seducenti. Fu la sua fortuna. Carolina stregava gli uomini: era snella, aveva gli occhi verdi, i capelli nerissimi e un seno alto e sodo, che divenne celeberrimo.
Dai palcoscenici di tutta Europa alle alcove degli uomini più potenti del suo tempo il passo fu breve: quasi tutte le teste coronate vollero conoscerla, dal re del Belgio allo zar di Russia; miliardari come l'americano Vanderbilt o celebrità , come l'ingegner Eiffel e l'architetto Antoni Gaudì caddero ai suoi piedi. E più di un uomo si tolse la vita per lei. Il potere che esercitava sugli uomini di potere non la salvò però da una triste e lunga vecchiaia, durata fino ai 96 anni.


Decisamente meno tormentate furono le vite delle signore degli harem. Almeno di quelle che partivano schiave e finivano sovrane. Come l'araba Khayzuran (`Bambù"), vissuta nell'VIII secolo, senza la quale non esisterebbero Le mille e una notte. La bella concubina del califfo di Baghdad riuscì infatti a mettere sul trono il figlio Harun Al-Rashid. E Harun, feroce califfo della dinastia abbasside, fu l'ispiratore di molte novelle della raccolta. Khayzuran era una quaina, cioè una schiava che conosceva la poesia, la danza, la musica e il canto. Entrata nell'harem del califfo Al-Mahdi, che regnò dal 775 al 785, divenne la favorita del sovrano, dandogli due figli maschi. Quando il califfo morì, sali al trono il primogenito Musa Al-Hadi, così com' era stato deciso dal padre. E da Khayzuran. In pochi anni, la bella ex-schiava era infatti diventata la consigliera più ascoltata del sovrano. Alla morte di lui pose fine alle guerre interne liquidando l'esercito mercenario del califfo con ricchissimi doni. Ben presto, però, si accorse che il figlio non intendeva tollerare le sue manovre politiche, Musa fu ucciso e tutti puntarono il dito contro di lei. Non ci sono elementi né per scagionarla né per condannarla. Sappiamo però che Khayzuran riuscì a mettere sul trono il secondogenito, Harun, senza disordini. Sotto il suo regno il potere della donna continuò a crescere fino alla sua morte, nel 789.

Otto secoli dopo, un'altra schiava del sesso conquistò il potere nell'impero ottomano. Si chiamava Roxelana, "la Rossa". Il suo vero nome era forse Aleksandra Lisowska ed era nata tra il 1506 e i11510 nell'attuale Ucraina. Fu fatta prigioniera e venne portata al mercato degli schiavi di Istanbul. La comprò il gran visir Ibrahim Pascià, che era molto amico del sultano, Solimano il Magnifico, al quale la regalò. Secondo alcuni, la donò invece prima al padre di Solimano, Selim, che, non essendo più in età di goderne, la cedette al figlio.
Solimano aveva quattro concubine ufficiali, le ikbal, ovvero le madri degli eredi al trono. Pur confusa tra altre circa 300 schiave, Roxelana riuscì a farsi notare, non solo per i suoi capelli biondo-rossi e il suo sguardo, ma anche per la prontezza di spirito e la sua abilità di narratrice. Il sultano le concesse sempre più tempo di accompagnarlo nelle sue apparizioni pubbliche. E alla fine, incredibilmente, nel 1534 la sposò, facendone l' unica e veneratissima moglie.
Roxelana, a cui Solimano dedicò versi dolcissimi, era in realtà una donna fredda e determinata: si vendicò del potentissimo visir Ibrahim Pascià e nel 1536 riuscì a farlo uccidere. Nel 1541 approfittò di un incendio dell'harem (che era separato dal palazzo) per trasferirsi con tutte le donne presso la corte, al Topkapi di Istanbul. Poi indusse Solimano a far assassinare il suo primogenito, Mustafà, favorendo così la successione dei propri figli Bayezid e Selim. Che però, dopo la morte della madre, nell'aprile del 1558, si scagliarono l'uno contro l'altro.

Se l'Oriente inventò le signore dell'harem, i sovrani francesi fra Sei e Settecento crearono qualcosa di molto simile: le maîtresses en titre, amanti ufficiali con tanto di palazzo e stipendio.
Una delle più potenti fu madame du Barry. Marie-Jeanne Bécu nacque il 19 agosto 1743 a Vaucouleurs, sulla Mosa. Sua madre era figlia di un rosticciere, faceva la sarta e collezionava amanti. Il padre di Jeanne era forse un monaco cappuccino, che l'avrebbe raccomandata per un posto in un collegio religioso. Ne uscì ignorante ma decisa a sfondare. Iniziò come parrucchiera ma intuì presto di avere un altro talento. Incontrò allora il conte guascone Jean du Barry, un ruffiano che era solito far prostituire le sue numerose amanti. Il conte ebbe almeno un merito: l'affidò ai migliori professori di letteratura e filosofia. Poi, dopo averla spinta nel letto di alcuni nobili, la offrì come amante, nel 1768, al re Luigi XV, in sostituzione dell'adorata madame de Pompadour, morta quattro anni prima.
Luigi XV, in 59 anni di regno, fu in assoluto il re con il maggior numero di favorite. E Jeanne Antoinette Poisson Le Normand d'Etiolles, marchesa di Pompadour, era stata forse la più influente. Ma aveva due difetti: era frigida e malata di tubercolosi. Per questo il re, pur lasciandole ampia libertà d'azione a corte, la tradì spesso. Quando vide la du Barry, bionda e con gli occhi azzurri, dovette pensare di aver trovato una degna sostituta. Nel 17681a invitò a stabilirsi a Versailles, ma la costrinse a sposare il fratello del conte du Barry: non era giudicato dignitoso, per l'amante ufficiale del re, essere nubile.
Come la Pompadour, la du Barry influenzò, dall'alcova, gli affari di Stato. Un ruolo che Jeanne pagò a caro prezzo: dopo la Rivoluzione francese fu arrestata e accusata di finanziare i nobili francesi fuoriusciti, di svolgere attività controrivoluzionaria e di aver sottratto beni della Corona e quindi del popolo francese. Dopo un lungo processa, fu condotta alla ghigliottina 1'8 dicembre 1793.

La du Barry della Cina, invece, visse quasi 2.300 anni prima della sua omologa francese. Ma fu più di un'amante influente. Fu la Mata Hari d'Oriente. Si chiamava Xi Shi e nacque tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a. C. in un villaggio dell'attuale provincia cinese di Zhejiang. Il paesino si chiamava Zholou e si trovava nel regno di Yue, uno dei tanti in cui era allora divisa la Cina.
Nel 494 a. C. il regno di Yue era stato sconfitto da quello di Wu. Gou Jian, re di Yue, era caduto prigioniero ed era stato torturato. Una volta libero, decise di vendicarsi. Il suo ministro Wen Zhong escogitò un piano: regalare al re di Wu bellissime ragazze, addestrate però a spîarlo. Il bando fu diffuso in tutte le province e arrivò nel villaggio di Xi Shi. Per tre anni Xi Shi e le altre prescelte furono istruite nel canto, nella danza, nella musica e nell'arte della seduzione. Furono anche indottrinate sulla cultura, la lingua e l'etichetta del nemico regno di Wu. Xi Shi si rivelò la migliore.
Donata al sovrano di Wu, Fu Chai, Xi Shi lo sedusse e lo distrasse con le sue delizie dal governo. Fece allontanare e poi indusse al suicidio il potente ministro Wu Zixu, che sospettava l'intrigo. Quindi propose al monarca di preparare la guerra contro i vicini regni di Qi, Jin e Lu. Fu Chai si lasciò persuadere. L'attacco al regno di Qi, all'inizio vittorioso, si trasformò in una guerra di logoramento. II re di Yue ne approfittò, attaccò e sconfisse Fu Chai, costretto ad accettare una pace così umiliante che alla ' fine si uccise, nel 473 a. C.
Xi Shi entrò nella leggenda: della sua fine esistono almeno quattro versioni. Sappiamo che rientrò in patria, ma non è chiaro se fu poi uccisa o se riuscì a tornare al suo villaggio.

La storia di Xi Shi ricorda quella di un'altra seduttrice patriottica, ma dell'Ottocento. Un'italiana che contribuì a fare l'Italia da sotto le lenzuola. Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini era nata a Firenze il 23 marzo del 1837, anche se dichiarò sempre di essere più giovane. Era una bugiarda cronica, il che servì ai suoi scopi ma ne minò la credibilità agli occhi degli storici.
Il padre "ufficiale" di Virginia era il marchese Filippo Oldoini Rapallini, un ambasciatore colto e mondano. La madre, Isabella Lamporecchi, era una salottiera irrequieta. Forse il padre naturale era però Giuseppe Poniatowski, squattrinato discendente del re di Polonia.
Virginia mostrò molto presto di essere assai disinvolta con gli uomini. Non ancora diciassettenne sposò il conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d'Asti, cugino di Camillo Benso di Cavour, diventando così la contessa di Castiglione.
Virginia non amava il marito, ma il matrimonio fu per lei una svolta: si trasferì a Torino e fece il suo travolgente debutto alla corte dei Savoia. II re, come ipnotizzato, la coprì di regali. Cavour la giudicava immorale, ma la trovava utile, anche perché Virginia parlava perfettamente il francese. Come aveva fatto oltre 2 mila anni prima il ministro del regno di Yue, Cavour propose al re di utilizzarla per sedurre l'imperatore di Francia Napoleone III e convincerlo ad appoggiare l'unità italiana. Il 9 gennaio 1856 Virginia si trasferì col marito a Parigi.
Il successo di Virginia alla corte fu immediato e spettacolare. Napoleone III, donnaiolo impenitente, non resistette al suo fascino. I due si amarono, per mezz'ora, nella camera azzurra del castello di Compiègne. Missione breve, ma compiuta. L'appoggio francese alla causa italiana fu aiutato anche da quel momento di passione.
L'imperatrice Eugenia, gelosissima, cominciò a fare la guerra alla rivale e Virginia non ebbe quasi più contatti con 1'imperatore. Intanto il marito di Virginia chiese il divorzio, documentando le numerose scappatelle di lei: Costantino Nigra (influente ambasciatore sabaudo in Francia), il principe Eugenio di Carignano (fratello minore di Vittorio Emanuele II) e l'ingegnere Ferdinando de Lesseps, futuro progettista del canale di Suez.
L'inquieta Virginia prese a vivere tra la Francia, l'Italia e l'Inghilterra. I suoi affari andavano benissimo: da vera insider, si arricchì grazie a notizie economiche riservate. Continuò anche un'intensa attività patriottica, sia come informatrice, sia come "ambasciatrice occulta". La sua vita di intrighi, però, la rese vittima di manie di persecuzione. Dal 1879 (l'Italia unita era ormai una realtà) Virginia prese a uscire solo di notte. Mori il 28 novembre 1899 a Parigi, sola e tormentata dai rancori.

Fu l'esame che confermò la sua verginità a renderla affidabile agli occhi del re. E così a Giovanna d'Arco furono consegnate le sorti della Francia. Giovanna era una contadínella senza istruzione, nata forse il 6 gennaio 1412 a Domrémy (Lorena). A 13 anni cominciò a sentire voci, accompagnate dalla visione di santi, che le ordinavano di liberare la Francia, allora divisa in tre parti: dominio inglese, ducato di Borgogna e regno "legìttímo" di Carlo VII.
II 6 marzo 1429, vestita da uomo, Giovanna giunse a Chinon, dov'era la corte di Carlo VII. Riconobbe il sovrano e ne conquistò la fiducia sottoponendosi a quell'esame medico. La verginità fu interpretata come garanzia di purezza di spirito: ancora una volta la sorte di una nazione era decisa da una questione di sesso, anche se, in questo caso, negato. Dopo una furiosa battaglia, I'8 maggio la ragazza-condottiera liberò Orléans assediata dagli inglesi. Le voci sulla pulzella (dal francese medioevale pulcele, "vergine») d'Orléans corsero per tutto il regno, facendone un personaggio semileggendario capace di trascinare folle ed eserciti. Giovanna inanellò una serie di vittorie, finché, il 17 luglio, riuscî a far incoronare Carlo a Reims.
La Francia rinasceva. Ma anziché tornare a casa, Giovanna restò in armi e da allora le andò tutto storto. II 23 maggio 1430 fu fatta prigioniera dai borgognoni, che la vendettero agli inglesi. A Rouen, il 30 maggio 1431, fu arsa sul rogo, condannata per stregoneria. Da secoli considerata, almeno dai francesi, una martire, fu proclamata santa i19 maggio 1920 da papa Benedetto XV.

Per millenni la diplomazia si è servita di accordi matrimoniali per tessere alleanze. Ecco la “strategia nuziale” delle grandi dinastia: sai faraoni ai re di Pagna fino ai Savoia.
“ Matrimoni per amore, matrimoni per forza l ne ho visti di ogni tipo, di gente di ogni sorta" cantava Fabrizio De André. Si era dimenticato quelli per interesse, numerosi almeno quanto quelli per amore e forse più di quelli per forza.
Gli alberi genealogici di tutte le dinastie d'Europa ne sono pieni, ma in pole po
sition (o quasi) ci sono i Savoia che, benché nati provinciali e montanari, diventarono potenti facendo sposare le loro donne a due duchi di Milano, un duca di Sassonia, un re di Spagna, un re del Portogallo, un re di Germania, quattro re di Francia e addirittura due imperatori. Uno di questi ultimi era
Enrico IV che, dieci secoli fa, si convinse ad "andare a Canossa" per chiedere perdono a papa Gregorio VII anche su pressione della moglie, Berta di Savoia. «I traffici tra famiglie e la strategia matrimonale dei nobili» ha scritto il grande medievalista francese Georges Duby «finivano abitualmente per porre la donna in posizione di superiorità nella coppia. Ciò, con il prestigio che aveva arrecato, le valeva dopo la morte la venerazione della discendenza».
Fra i Paesi d'Europa ce n'è addirittura uno che a un matrimonio "strategico" deve la propria esistenza. Si tratta della Spagna, che sei secoli fa era solo un mosaico di staterelli, un po' come i Balcani di oggi, riunificati nel 1469 dalle nozze tra Ferdinando II e Isabella, eredi delle due più importanti corone della regione, quelle di Aragona e di Castiglia. Grazie alla I loro unione, i due regni si fusero: prima di fatto e poi anche di diritto. Non contenti di ciò, i coniugi si preoccuparono di tessere alleanze di parentela con le maggiori dinastie d'Europa, facendo sposare quattro loro figli a rampolli delle case reali di Portogallo, Borgogna (Francia), Austria e Inghilterra.

L'abitudíne di usare i matrimoni per fini politici non è però un'esclusiva dell'età moderna. Si narra per esempio che il mitico re d'Israele Salomone, cercando di stringere alleanze diplomatiche, arrivò a contare 700 mogli. E riuscì nello scopo, perché Israele non fu mai potente come allora.
Ma il matrimonio che più di ogni altro influì sulla Storia antica fu forse quello che oltre 3 mila anni fa unì il faraone Ramses II con la bella Nefertari. Secondo varie fonti (non tutte concordi) Nefertari era una
principessa ittita. Egizi e Ittiti erano le due superpotenze dell'epoca, che spesso si erano affrontate in armi, cercando di prevalere una sull'altra. Dopo la battaglia decisiva (combattuta a Qadesh, nel 1274 a. C.) ambedue i regni si dichiararono vincitori, ma in realtà non aveva vinto nessuno. La questione fu risolta solo dal matrimonio Ramses-Nefertari, che assicurò una lunga pace.


...e anche gli uomini

     Favorita: sostantivo femminìle. Donna prediletta da un uomo, specialmente potente".
Così recita il Dizionario della lingua italiana Zanichelli. Il maschile di questo nome esiste, ma ha un altro significato prevalente: "favorito" può essere un aggettivo, un participio o un sinonimo di basetta. Ma è davvero così? In altre parole: chi c'è al posto delle concubine quando il potere è declinato al femminile? La risposta è semplice: i ruoli si invertono ma le dinamiche non cambiano

Emblematica è la storia di Caterina II, zarina di Russia (1729-1796), che tramite il sesso conquistò il potere e poi per le stesse vie lo redistribuì (con parsimonia) ai suoi numerosi amanti (almeno 21). Nobile di provincia di origini polacche, nata con il nome di Sofia, la futura zarina fu chiamata a corte come promessa sposa del granduca Carlo Pietro Ulrico (erede al trono, futuro zar Pietro III). Che poi non solo sposò, ma anche cornificò, detronizzò, imprigionò e infine fece probabilmente strangolare in prigione da uno dei suoi favoriti nel luglio del 1762, scippandogli la corona.
I biografi non ufficiali della zarina l'hanno descritta come un'assatanata di sesso. Pare che nel Palazzo d'inverno di San Pietroburgo, residenza degli imperatori russi, l'ex-Sofia avesse fatto allestire una stanza hard, decorata con statue raffiguranti accoppiamenti di ogni tipo, comprese scene sadomaso, atti di pedofilia e copule con animali. Si mormorava che lei stessa fosse sensibile all'eros zoofilo, tanto che una leggenda popolare attribuì poi la sua morte a lesioni dovute a un rapporto sessuale con un cavallo. La notizia non è vera, ma la dice lunga sulla fama di cui godeva l'imperatrice presso i sudditi.
Nessun cavallo della corte russa fece mai carriera grazie ai "favori" di Caterina. Ma almeno quattro uomini, i "favoriti ufficiali", sì. I quattro si chiamavano Sergeij Saltykov, Stanislao Poniatowski, Grigorij Orlov e Grigorij Potémkin; i primi tre diedero alla zarina anche un figlio a testa (Paolo, Anna e Alekseij). Chi trasse il maggior vantaggio dalle imperiali prestazioni fu Poniatowski, incoronato re di Polonia. Anche Potémkin ne uscì benissimo: diventò infatti governatore della Crimea e principe della Tauride, una regione strappata all'Impero ottomano. In cambio, pur di compiacere la sua "padrona", faceva costruire lungo il percorso delle visite imperiali al regno finti villaggi ridipinti di fresco (chiamati poi "villaggi Potémkin") e abitati da contadini festanti, che nascondevano la povertà del Paese reale.

In fatto di favoriti, nessuna regina della Storia può rivaleggiare con Caterina II. Ma la zarina fu solo meno accorta delle sue colleghe regnanti, che avevano altrettanti favoriti ma più ritegno: per esempio, Maria Antonietta (1755-1793), moglie di Luigi XVI e primattrice della reggia di Versailles, che fu ghigliottinata dopo la Rivoluzione francese; o, prima di lei, Giovanna II d'Angiò (1373-1435), regina di Napoli, che nel Mezzogiorno è ritenuta tuttora un proverbiale esempio di lussuria. I suoi favoriti passati alla Storia furono due: tali Pandolfello Alopo e Gianni Caracciolo. Entrambi ottennero, in tempi successivi, il titolo di "gran siniscalco" di corte, una delle sette cariche più importanti del regno. Ma Pandolfello finì male: quando Giovanna decise di sposarsi, per ragioni politiche, con il cugino Giacomo di Borbone, quest'ultimo si ingelosì dell'intimità che Giovanna dimostrava col gran siniscalco e, andato su tutte le furie, fece prima arrestare, poi torturare e infine decapitare l'incomodo rivale. Invece Caracciolo, di carattere molto forte e autoritarío, riuscì a imporsi sulla regina e addirittura a far cacciare da Napoli suo marito.

La Storia ricorda anche un favorito "platonico", che riuscì a sfruttare a proprio favore la passione (non ricambiata) che una regina nutriva nei suoi confronti. I protagonisi della strana vicenda furono Elisabetta I, sovrana d'Inghilterra (1533-1603), e sir Walter Raleigh (1552-1618), un navigatore-esploratore famoso per aver importato in Europa due prodotti americani destinati ad avere largo successo: il tabacco e la patata. Generalmente refrattaria agli uomini (tanto da meritarsi il soprannome di "regina vergine"), Elisabetta ebbe un debole solo per Raleigh, a cui finanziò vari viaggi transatlantici. Lui accettò tutti i favori, ma non cedette mai alla corte spietata della regina.
Non tutte le donne di potere si circondarono serenamente di favoriti, distribuendo privilegi in cambio di sesso. Ci furono regine che, imitando modelli maschili di tutt'altro genere, si procurarono gli amanti con la forza. Tra queste la babilonese Semiramide, che secondo Dante "a vizio di lussuria fu sì rotta / che libito fé licito in sua legge". Si narra che costei dichiarò guerra all'Armenia pur di possedere Ara il Gentile, sovrano di quel Paese, di cui si era invaghita.





 

 

 




2050: Sesso per ricreazione

I - Nel 2050 si continuerà a fare l'amore, anche se, probabilmente, con modalità un po' diverse da oggi.
II - Il sesso potrebbe essere definitivamente disgiunto dalla riproduzione. Cosa che, in un certo senso, è già accaduta: con l'introduzione della pillola, negli anni '60, le donne hanno iniziato a godersi il sesso senza preoccupazioni e, contemporaneamente, l'accettazione crescente dell'omosessualità ha autorizzato rapporti sessuali non finalizzati alla nascita di un bambino.

• Tutti in provetta
   Nei prossimi decenni questa distinzione tra procreazione e "ricreazione" si rafforzerà, per più motivi:
1) molti di coloro che sono nati con tecniche in vitro sono infertili,
2) i gay vogliono poter avere figli e
3) la ricerca di una prole sana determinerà un ricorso generalizzato alla provetta.
   Quando la definitiva separazione tra coito e gravidanza si sarà verificata, non sarà solo lo scopo dell'atto sessuale a mutare. Saranno anche i rapporti tra i sessi. A partire dal tipo di partner che le donne cercheranno.

• Il nuovo principe azzurro
   L'intreccio tra nuove tecnologie e comportamenti sessuali provocherà una trasformazione più signicativa di quelle avvenute negli ultimi 2 milioni di anni. Sicure di potersi riprodurre artificialmente e sempre più emancipate dalla scelta di un partner che assicuri alla prole protezione e sostentamento economico, le donne cercheranno nel web i propri partner. La libertà di scelta sposterà gli orientamenti femminili dalla relazione con un uomo solido, magari non attraente ma dotato di un certo status sociale a un altro prototipo: quello giovane, forte e capace di soddisfare le aspettative immediate. Insomma, posto che avere figli sarà sempre più un fatto personale che di coppia, per le donne conteranno più le caratteristiche genetiche di un "donatore di sperma" che le sue prospettive future nel mantenimento della prole. Il che significa che un giorno i ricchi e potenti si renderanno conto di non riuscire più a fare colpo su una ragazza. Riconoscendo che, come affermava l'armatore areco Aristotele Onassis, uno che di soldi se ne intendeva, «senza donne tutto il denaro del mondo non ha più senso».

• La droga di Barbie
   La ricerca del piacere verrà intrapresa da uomini e donne secondo modalità distinte perché è l'eccitazione sessuale a funzionare diversamente nei due sessi: quella maschile si lega maggiormente a stimoli fisici, quella femminile è più una questione culturale. Rispetto a un uomo, una donna ha 25 volte meno testosterone, ormone che regola la risposta fisica a uno stimolo sessuale. L'idea che il piacere femminile sia soprattutto di origine culturale e non biologica trova credito tra gli antropologi, i quali ipotizzano che la capacità di provare piacere nelle donne si sarebbe formata solo 3 milioni di anni fa. L'orgasmo femminile, non indispensabile alla riproduzione, sarebbe dunque nato allo scopo biologico di rendere più stabili (e quindi più utili alla sopravvivenza del gruppo), i rapporti di coppia. Eppure i laboratori sfornano incessantemente farmaci che agiscono a livello fisico per intensificare il desiderio femminile: cerotti al testosterone. creme alla Prostaglandina E1, che aumentano la lubrificazione vaginale, varie forme di DHEA, ormone importante nell'invecchiamento (ed efficace soprattutto sulle donne over 70) e la cosiddetta Barbie drug, una molecola che deve il suo nome alla capacità di inibire l' appetito, facilitare l'abbronzatura e innalzare la libido, rendendo le donne belle e sexy come la celebre bambola, appunto. La società Usa Palatin sta testando il PT-141, ormone che agisce sul cervello per aumentare l'eccitazione e che verrà venduto come spray nasale. Infine, non mancano congegni meccanici come l'Eros Cct, una sorta di pompa che dovrebbe aumentare l'afflusso di sangue alla clitoride e che di recente é stato approvato dalla Food and drug administration USA.

• Sexy shop a luci "rosa"
   Ma sui farmaci del desiderio rosa grava un sospetto: quello che curino disturbi inesistenti. Cioè che le disfunzioni sessuali femminili siano un'invenzione del marketing delle aziende farmaceutiche. Cioè le aziende farmaceutiche riducono la sessualità femminile a una questione organica, come la digestione o la respirazione, mentre riguarda le emozioni.
   Forse per questo, desiderose di gestire personalmente la loro sessualità, alcune disinibite americane hanno inventato nuovi metodi, più meccanici che chimici, per liberare il desiderio. Come gli Strip-a-thon, serate con strip femminile fatto da socie per socie, o la vendita di film porno "non centrati sul maschio". Il modello è Ann Sommers, pioniera dei sexy shop unisex. In Usa esiste perfino una catena di sexy shop per sole donne: Toys in Babeland.

• Mouse o Yagra?
   Se le donne avranno meno bisogno e voglia dei maschi questi si potranno consolare con il cvbersex e i gadget digitali*. L'ambiente virtuale sembra particolarmente adatto a dare sfogo alle fantasie maschili. Il sesso via computer rappresenterebbe l'evoluzione della normale masturbazione maschile. Per due motivi: dà soddisfazione senza richiedere granché in cambio ed è praticabile ogni volta che lo si vuole. In questo senso, c'è differenza tra l'approccio al web di maschi e femmine. I primi lo usano per proiettarvi le proprie fantasie (cercando soprattutto filmati e immagini stimolanti), le seconde per iniziarvi possibili relazioni (grazie alle conoscenze nate in chat). In rete, infatti, ogni tipo di perversione è permesso, compresi i diffusissimi riti sadomaso con travestimenti in lattice cuoio e vinile. E allora, perché mai uno dovrebbe preferire una normale vita di coppia alle sue fantasie più ardite? Eppure, nonostante tutta questa libertà, gli stessi adepti del cybersesso concordano sul fatto che niente è paragonabile all'esperienza reale. Per loro fortuna gli estimatori della realtà possono contare sulle pastiglie per soddisfare il loro appetito sessuale. Anche perché, prolungandosi l'aspettativa di vita, avranno più tempo per farlo. Già oggi il mercato di queste pillole ammonta a vari miliardi di dollari l'anno. Questi preparati faticano però a imporsi in Europa. Colpa della riluttanza dei maschi (soprattutto latini) «ad ammettere disfunzioni erettili». Perciò, in Europa, invece di accusare gli uomini di non essere abbastanza virili, la pubblicità antiimpotenza si rivolgerà alle donne; invitandole ad aiutare i compagni nei momenti... di difficoltà.

• Il terzo sesso
   Il sesso eterosessuale come lo concepiamo oggi potrebbe diventare sempre più un'opzione di minoranza. Già ora esistono i Mud (Multiple lisers Domain), ambienti on-line dove gli utenti interagiscono in giochi erotici in cui assumono le identità preferite. Descritti nel libro Clicking In, Hot links to a Digìtcrl Culttire. scritto da Lvnn Hershmann Leeson. questi ambienti sono popolati da maschi che esibiscono il loro lato femminile. L'utente può inventarvi anche individui dalla personalità multipla e cambiare a piacimento sesso e stato emozionale. Per Sadie Piant, scrittrice femminista, proprio la diffusione di identità virtuali dal sesso incerto dimostra che gli individui non si definiscono più con l'identità originaria. «Avere un terzo sesso, né uomo né donna, diventerà possibile: le scelte non saranno più sovrapposte ai corpi e l'identità sessuale delle persone diventerà sempre più fluida». Adrian Coyle, docente all'università del Surrev: «Il confine tra etero, omo e biséx diventerà sempre più permeabile. Terapie ormonali consentiranno a chiunque di provare gli impulsi di un sesso».

• Qual è la mamma?
   Che la confusione e la sovrapposizione di ruoli sessuali sia inarrestabile pare suggerirlo anche l'apparizione odierna di un nuovo soggetto sessuale: il Drag king, una via di mezzo tra il travestitismo e la performance artistica, inscenata da donne omosessuali che di tanto in tanto si travestono da uomo. Non si tratta della solita posa di donne eterosessuali che si baciano, come Madonna e Britney Spears», né di travestiti. Le Drag queen sono maschi che emulano star femminili. La fluidità sessuale, ovvero il fatto che non si rimarrà uomo o donna tutta la vita, si ripercuoterà probabilmente anche sul concetto di maternità biologica: ogni donna potrà avere figli con ogni altra donna e lo stesso avverrà per ogni uomo. Il che renderà difficile identificare la mamma.


 

















 

 

 



25.12.2016