Ebla, un impero ritrovato, Paolo Matthiae, Einaudi ed. 1995

Gli italiani sono stati gli ultimi ad offrire un contributo allo studio delle culture preellenistiche della Siria a causa di una

... diffusa valutazione classicistica nella quale le radici del mondo occidentale quasi esclusivamente affondavano in un terreno che era quello della cultura ellenica prima e latina poi (p. xxv).

Fortunatamente sono subito entrati in scena da protagonisti grazie alla scoperta degli immensi Archivi di Ebla nel 1975. Questo INDISPENSABILE libro di Matthiae traccia un resoconto esauriente sulla missione italiana a Ebla, dai primi scavi avviati nel 1964, alle ultime scoperte. Indispensabile perché valido come un manuale universitario di archeologia. Per esempio, l'incredibile capitolo dedicato all'indagine pre-scavi a Ebla illustra l'utilizzo di più moderni strumenti di indagine e la necessità di una preparazione multidisciplinare per l'ottenimento di risultati. I pregi dell'edizione 1995 sono molti, non ultimi la carta di pregevole fattura e la ricchissima sezione iconografica.

Un'unica pecca rimproverabile a Matthiae (ma comune a Pettinato) è l'infelicissimo stile di scrittura, soprattutto quando Matthiae si abbandona a verbose esegesi. Ecco un impressionante esempio di groviglio di subordinate (riuscite a capire qual è la "singolarità" in oggetto?):

«E' singolare, ma significativo delle contraddizioni intrinseche di studi inariditi da una consuetudine a indugiare e perdersi in una spesso sterile pratica di considerazioni filologiche e antiquarie, che proprio H. Frankfort, una delle massime personalità dell'archeologia orientale - finissimo critico, storico assai penetrante, scavatore di talento - sia stato ad un tempo, agli inizi degli anni '50, l'autore di illuminanti contributi sulla continuità della tradizione soprattutto architettonica della Siria, e il responsabile di un'autorevole sintesi in cui, pur in un quadro storico apparentemente corretto, venivano ripresi e codificati alcuni dei più antistorici giudizi sulla civiltà artistica della Siria. Infatti...» (p. xxvi)

Se avessi avuto l'ingrato compito di correggere le bozze, avrei così tradotto:

«L'archeologo Frankfort, nonostante i suoi fondamentali contributi sul campo negli anni '50, valutò frettolosamente la civiltà artistica siriana preellenistica. Infatti...»

Altra nebulosità del volume è data dai numerosi rilievi topografici messi in bella posa ma pressoché illeggibili. Cosa sono, per esempio, A-B-C-D-E... nella pianta di Tell Mardikh a p. 39? Forse nell'«edizione tascabile» si è voluto risparmiare sulle leggende? Infine leggo, in q.ta di copertina, della scoperta di templi paleocristiani (sic!) sul sito di Tell Mardikh... un teorema alla Ramanujan, immagino.

Se l'intento è la divulgazione dei risultati ottenuti, la chiarezza espositiva è tutt'altro che opzionale. Soprattutto se la divulgazione è mirata a promuovere l'assegnazione di fondi statali alle missioni archeologiche italiane.


Gilgamesh il primo eroe: Antiche storie della Mesopotamia, Simonetta Ponchia, Nuove Edizioni Romane ott 2000